In Nuova Zelanda ne rimangono solo 147 esemplari adulti, ma l’annata 2019 fa ben sperare gli studiosi
In Nuova Zelanda vive un pappagallo decisamente insolito: noto col nome di cacapò, dal maori “pappagallo notturno”, per gli scienziati Strigops habroptila - anche detto strigope, è l’unico pappagallo al mondo incapace di volare.
L'unico pappagallo che non vola
È probabilmente uno degli uccelli più longevi al mondo e presenta le caratteristiche evolutive dei volatili che vivono su isole oceaniche prive di predatori e con abbondanza di cibo: ha una corporatura robusta e una maggiore efficienza termodinamica a scapito delle abilità di volo, anche per via della riduzione dei muscoli delle ali.
Di grossa costituzione, in età adulta il cacapò maschio può arrivare a pesare fino a quattro chili, conquistandosi il primato di pappagallo più grasso del mondo; le ali, troppo piccole per reggere un tale peso, vengono usate per mantenere l’equilibrio e attutire la caduta quando salta giù dagli alberi.
Le piume del cacapò sono di colore verde-giallo chiazzate di nero e dal momento che non necessitano della forza e della rigidità richieste dal volo sono insolitamente morbide. Il volto del cacapò ricorda molto quello di un gufo, tant’è che i primi coloni europei lo chiamavano “owl parrot” (pappagallo gufo).
L’evidente disco facciale che circonda il becco è coperto di sottilissime piume e delicate vibrisse che hanno una funzione simile a quella dei baffi per i felini, ovvero captare i segnali per orientarsi.
Le zampe sono grandi e coperte di squame e come tutti i pappagalli hanno due dita rivolte in avanti e due indietro; gli artigli sono di particolare aiuto nella rampicata e la coda risulta spesso usurata per il fatto di essere continuamente trascinata a terra. Il cacapò è un pappagallo erbivoro e il suo becco è perfetto per macinare finemente il cibo.
È particolarmente ghiotto dei frutti dell’albero di rimu, tanto che nelle stagioni in cui sono abbondanti si nutre solo di quelli.
Durante la stagione riproduttiva i maschi si arrampicano più in alto che possono, si gonfiano come dei palloncini ed emettono un rumore di scoppio. Dopo venti o trenta "boom" cominciano a usare sonori richiami ad alta frequenza simili a suoni metallici - per questo detti ching - per farsi localizzare dalle femmine.
Il nemico del cacapò è l'uomo
Prima dell’arrivo degli esseri umani pare che il cacapò fosse addirittura il terzo uccello più comune del territorio neozelandese. Già con i maori la specie aveva subito grossi danni a causa della caccia intensiva, non solo per le sue carni, ma anche per la sua pelle e le piume, usate per realizzare dei mantelli; le teste essiccate venivano usate invece come ornamenti per le orecchie.
L’incapacità di volare, il forte odore di muffa che il cacapò emette naturalmente e la tendenza a rimanere immobile in situazioni di pericolo lo rendeva inoltre facile preda per i cani. Il rischio di estinzione comincia a presentarsi in maniera più grave a partire dalla colonizzazione europea, in particolare dagli anni Quaranta del XIX secolo, quando vaste aree di habitat del cacapò vengono riconvertite in terra per l’agricoltura e l’allevamento.
Gli europei, inoltre, portano con sé molti cani e mammiferi predatori - quali gatti domestici, ratti ed ermellini - che finiscono col decimare la popolazione dei pappagalli autoctoni.
A oggi sopravvivono solo 147 esemplari adulti, tutti concentrati sulle tre isole libere dai predatori e attentamente monitorati dal Kakapo Recovery Programme. Il 2019, però, è stato un anno fortunato per il cacapò, che ha vissuto una stagione riproduttiva da record: sono nati ben settantasei pulcini e secondo gli esperti almeno sessanta di loro arriveranno all’età adulta!
Laura Spataro
The kakapo: one of the world’s longest lived parrots is on the verge of extinction. In New Zealand only 147 adult birds exist but 2019 is giving scientists fresh hope
A decidedly unusual parrot lives in New Zealand, known by the name kakapo, the ‘night parrot’ to the Maoris, Strigops habroptila to the scientists - it is also called the owl parrot and is the only parrot in the world which is unable to fly.
The only non-flying parrot
It is probably one of the most long-lived birds in the world and has the evolutionary characteristics of birds living on Oceanic islands without predators and with plenty of food: its body is robust and has great thermodynamic efficiency, its inability to fly notwithstanding, including as a result of its reduced wing muscles.
A large bird, in adulthood male kakapos can weigh as much as four kilos giving them the distinction of being the fattest parrots in the world.
Their wings are too small to support this weight and are used to help the birds balance and break their fall when they jump down from trees. The kakapos’ feathers are greenish-yellow in colour with black markings and, as they do not need the strength and rigidity required for flight they are unusually soft. Kakapos’ faces resemble owls’ and thus the first European colonists called them owl parrots.
The evident facial disc around their beaks are covered with ultra-fine feathers and delicate vibrissae which perform a similar function to feline whiskers, namely giving them the signals they need for orientation. Their feet are large and covered with scales and, like all parrots, two of their toes face forwards and two backwards.
Their claws are especially useful in climbing and their tails are often worn away as a result of being continually dragged along the ground. Kakapos are herbivorous parrots and their beaks are ideal for chopping up food finely. They are particularly fond of the fruit of the rimu tree and when these are abundant they feed exclusively from them.
In mating season males climb as high as they can and swell up like balloons, making a booming sound. After twenty or thirty such sounds they start to use high frequency calls resembling metallic noises and called chings for this reason, to let females know where they are.
The kakapos’ enemy is man
Prior to the arrival of man kakapos would seem to have been the third most common bird in New Zealand.The species suffered great damage under the Maoris from intensive hunting not only for its meat but also for its skin and feathers, used to make cloaks.
Their dried heads were used as earring ornaments. Their inability to fly, the strong smell of mould which kakapos naturally emit and their tendency to remain immobile when in danger have made them easy prey for dogs.
The risk of extinction was exacerbated by European colonisation, especially from the 1840s onwards, when vast parts of the kakapo’s habitat was turned over to agriculture and cattle breeding.
Europeans also brought dogs and predatory mammals with them, such as domestic cats, rats and ermine which ended up decimating these native parrots. Today only 147 adults remain and these are primarily in the three predator-free islands currently monitored by the Kakapo Recovery Programme.
2019 was a good year for kakapos, however, with record reproduction rates: a grand total of 76 chicks were born and the experts believe that at least sixty of these will survive to adulthood.