Dormire bene per ricaricare mente e corpo
Nell’articolo del mese scorso abbiamo affrontato il tema della cosiddetta “sindrome di primavera”, quella sorta di indolenza e debolezza che si accompagna all’uscita dall’inverno e dai suoi malanni e che la saggezza popolare ha riassunto nel detto “Aprile dolce dormire”.
E, come già affermato, compatibilmente con le possibilità della vita quotidiana, è fondamentale assecondare il richiamo del nostro corpo e della nostra mente: ricaricare le batterie in riserva è essenziale. In alternativa è difficile pensare di poter godere di una buona giornata, se la notte precedente (le notti precedenti) non è stata riposante.
Il sonno, tanto o poco, è essenziale per eliminare le scorie mentali e fisiche dalle fatiche.
Tuttavia sappiamo bene che non sempre è possibile creare le condizioni per un sonno ideale, realmente ristoratore.
I motivi possono essere svariati: una giornata storta, un periodo di stress o di preoccupazioni, ma anche l’arrivo di un neonato che spesso porta con sé notti di veglia. Insomma, dormire bene è essenziale, ma tutt’altro che scontato. Tuttavia, qualche rimedio esiste.
Rimedi a partire dallo stile di vita
I problemi di insonnia o di scarsa qualità del sonno possono essere saltuari o frequenti; in ogni caso, per risolverli è necessaria un’analisi quanto più corretta possibile delle ipotetiche cause.
Da un punto di vista del corretto bio-ritmo e dello stile di vita ricordiamo che è sconsigliato andare a dormire troppo tardi la sera, così come appesantire lo stomaco e il sistema digerente con cene troppo abbondanti e caloriche, per chiunque, ma soprattutto per chi soffre di disturbi del reflusso gastroesofageo.
Inoltre si sconsiglia l’abuso di alimenti contenenti caffeina, teina, teobromina o sostanze eccitanti, inclusa la nicotina, ma anche un eccessivo consumo di alcool: l’effetto immediato è una sedazione più o meno profonda (il tipico “abbiocco” dopo un lauto pasto), cui però non segue un sonno adeguatamente ristoratore.
Integrare senza perdere il sonno
Uno degli ausili maggiormente utilizzati per far fronte al classico calo psico-fisico primaverile è il ginseng, non esattamente uno stimolante ma più propriamente un adattogeno, ovvero una sostanza in grado di aiutare l’individuo ad affrontare le incombenze che gli si prospettano.
Come effetto collaterale principale il ginseng può causare un significativo aumento dell’eccitabilità nervosa, per cui è controindicato in persone in terapia con farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale, e può anche interferire con il riposo notturno fisiologico; per questo se ne sconsiglia l’assunzione a partire dal pomeriggio e in tutti i casi di pregresse sindromi da ipereccitabilità o ansia.
Valide alternative al ginseng sono integratori a base per esempio di eleuterococco e fosfoserina, che non interferiscono con il riposo notturno e solitamente non generano effetti di ipereccitabilità, e che sono particolarmente indicati per sostenere le attività che richiedono un maggiore impegno delle funzioni mnemoniche.
Farmaci per il sonno
Veniamo ora brevemente ai possibili rimedi all’insonnia, differenti a seconda della complessità della situazione, della ripetitività e della frequenza degli episodi, del tipo di insonnia, delle eventuali coesistenze di altri problemi.
In crescente diffusione l’uso delle benzodiazepine e dei farmaci inducenti il sonno con obbligo di prescrizione medica.
Le benzodiazepine possono validamente aiutare le persone che soffrono di disturbi del sonno agendo sostanzialmente a due livelli:
> come ansiolitici - assunti nel corso della giornata a dosaggi limitati -, alleviando i sintomi di agitazione e stress eccessivo che possono portare l’individuo ad accumulare un carico di nervosismo eccessivo che a fine giornata potrebbe generare difficoltà nell’addormentamento.
> come ipnotici - assunti immediatamente prima di dormire -, inducendo semplicemente il sonno. Il presupposto per il corretto funzionamento di questo approccio è che, una volta addormentato, il paziente non abbia difficoltà a mantenere il sonno fino al mattino, o per un numero di ore idonee a ritemprare l’individuo, anche perché l’effetto collaterale principale di queste sostanze è la sensazione di indebolimento e sedazione al risveglio, variabili da soggetto a soggetto e tanto più marcati quanto meno riposante è risultato il sonno goduto.
Dunque, se alle difficoltà di addormentamento si accompagna anche un difficile mantenimento del sonno, queste sono le alternative possibili:
> scegliere una benzodiazepina (obbligatorio il parere del medico) a lunga durata d’azione che consenta di generare una sedazione meno immediata ma più duratura;
> abbinare all’ipnotico assunto con integratori (nutraceutici) a base di melatonina, una sostanza in grado di agire sul centro di regolazione del ritmo sonno-veglia riportando l’individuo a un sonno più simile a quello fisiologico.
> abbinare prodotti fitoterapici a base di valeriana, di escolzia, di passiflora, di melissa o di camomilla: i principi attivi contenuti in questi estratti sono in grado di mimare l’azione dei farmaci sedativi e ipnotici grazie a un meccanismo di azione molto simile, anche se a un livello di efficacia più basso.
> utilizzare integratori (nutraceutici) che abbinino la melatonina alle sostanze fitoterapiche sopra elencate, con azzeramento degli effetti collaterali soprattutto al risveglio.
Tutti i preparati a base di melatonina richiedono alcuni giorni per generare i loro effetti, soprattutto se la scelta è motivata da difficoltà a mantenere un sonno qualitativo; la sola eccezione sono le gocce sublinguali, a rapidissimo assorbimento e rapidissima insorgenza d’azione.
Dott. Michele Visini