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Food sharing. Buone pratiche dal mondo

Food sharing. Buone pratiche dal mondo

Esempi in diffusione di campagne di intervento e di sensibilizzazione contro lo spreco del cibo

Le pratiche di Food sharing, vale a dire le forme di condivisione del cibo, sono una delle possibili soluzioni a cui ricorrere per far fronte allo spreco di alimenti. Ciò che per qualcuno è in eccesso, prossimo alla scadenza o in avanzo può rappresentare per altri un’importante risorsa. Ecco qui alcune delle buone prassi ideate in giro per il mondo.

(Fonte: www.expo2015.org)

1. Dal supermercato alle associazioni > (Belgio)

In Belgio, nei comuni di Herstal e di Namur, una nuova norma impone ai supermercati di donare i prodotti invenduti, ancora buoni, alle associazioni di volontariato che li ridistribuiscono alle persone indigenti.

2. Licenza di mangiare! (Finlandia)

A Helsinki, nell’area di Roihuvuori, l’attenzione è sul food sharing di quartiere: gli abitanti possono portare il cibo in eccesso o usufruire di quello a disposizione grazie al progetto “Saa syödä!” (letteralmente “licenza di mangiare”) che è stato messo a punto da alcune società private con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente.

3. Cibo rimesso in circolo… in bicicletta (Portogallo)

A Lisbona con il progetto Refood centinaia di volontari girano in bicicletta per ristoranti, negozi di alimentari, panetterie, supermercati e case dei privati per recuperare il cibo avanzato e lo portano poi alle associazioni che si occupano di assistenza ai poveri sul territorio. Nel quartiere di Nossa Senhora de Fàtima sono più di cento i locali che aderiscono e più di 300 i volontari; a Telheira ci sono 200 volontari e 150 negozi iscritti.

4. Recupero di cibo e sensibilizzazione sin da piccoli > (Danimarca)

In Danimarca il movimento di consumatori Stop Wasting Food porta avanti la lotta allo spreco alimentare con campagne di sensibilizzazione nelle scuole, conferenze pubbliche e seminari. Inoltre, con la collaborazione di noti chef danesi ha realizzato una serie di ricettari, i Leftovers Cookbook, che spiegano come riutilizzare gli avanzi dei pasti per cucinare nuovi piatti.

5. questo cibo? Brutto ma simpatico > (Francia)

In Francia, la catena di supermercati Intermarché ha lanciato la campagna “Inglorious fruits and vegetables”, che mira a vendere gli ortaggi esteticamente brutti, ma buoni: la “frutta brutta” non ha mercato e quindi finisce direttamente dal campo alla discarica pur essendo perfettamente commestibile. Grazie a questa campagna frutta e verdura dalle forme strane vengono riabilitate e avvicinate alla sensibilità delle persone. Questi prodotti brutti ma simpatici si trovano in un apposito banco nel reparto ortofrutta e hanno un packaging dedicato che ne sottolinea la bontà: in pochi mesi i negozi in cui la campagna è stata messa in atto hanno registrato un aumento delle vendite del 24%.

6. Negozi per la frutta brutta… ma buona (Germania)

Sulla falsariga dell’esperienza francese in Germania è nata Ugly Fruits, una campagna di riabilitazione della frutta esteticamente brutta ma nutrizionalmente buona lanciata da tre studenti. Grazie alla loro iniziativa ora limoni bitorzoluti, zucchine scolorite e carote deformi si trovano sugli scaffali dei supermercati e sulle tavole. Il sogno dei tre studenti, secondo quanto riportato dal settimanale Der Spiegel è quello di vedere la nascita di punti “Ugly Fruits”: negozi che vendano esclusivamente i prodotti che vengono rifiutati da altre catene.

7. I frigoriferi di quartiere (Germania-Berlino)

Ancora in Germania, ma a Berlino, nel cortile di un condominio del quartiere di Kreuzberg sono stati collocati dei frigoriferi che ospitano cibo appena scaduto o vicino alla scadenza o avanzi e frutta e verdura esteticamente brutti. Si tratta di frigoriferi condivisi, riempiti da volontari che si occupano di raccogliere eccedenze da aziende, negozi e ristoranti, ma anche da gente comune del quartiere.

8. Scherzi della natura sulla tavola > (Germania)

Sempre in Germania dal 2012 esiste Culinary Misfits, un’azienda di catering che per realizzare i suoi piatti utilizza solo ingredienti scartati da ristoranti e supermercati per via della loro forma non convenzionale o di qualche ammaccatura: frutta e verdura che non rispettano canoni estetici e dimensionali diventano così ingredienti buoni e saporiti alla base di piatti che vengono preparati per feste, ricevimenti, eventi di ogni genere. L’idea è nata dalle due ex designer tedesche Lea Emma Brumasck e Tanja Krakowski, che hanno scelto l’ironia per il nome della loro iniziativa: “culinary misfits” significa infatti “scherzi della natura”, un concetto che si rifà all’aspetto estetico della frutta e della verdura ma sfata anche il luogo comune secondo cui il cibo è buono solo se è bello.

9. I tesori... nei rifiuti (Gran Bretagna)

Rubies in the Rubble è un’esperienza inglese che dimostra come è possibile evitare lo spreco di cibo e allo stesso tempo affrontare i problemi della disoccupazione e dell’esclusione sociale. Il progetto vuole realizzare un cambiamento nella comunità locale offrendo impiego a individui meno fortunati in controtendenza rispetto alla cultura attuale dei rifiuti eccessivi, utilizzando frutta e verdura scartati per fare chutney e marmellate.

10. La condivisione di cibo è anche social (California)

Stanco di buttare i prodotti invenduti della fattoria della sua famiglia, la Bloomfield Organics, Nick Papadopoulos ha lanciato la piattaforma di community online CropMobster. Questo strumento consente agli agricoltori, ai commercianti, ai ristoratori della San Francisco Bay Area di pubblicare avvisi in cui offrono eccedenze alimentari per la vendita, donazione, o il commercio. I messaggi vengono immediatamente trasmessi attraverso il sito ai vari social media, tra cui Facebook e Twitter. Dal suo lancio nel marzo 2013 CropMobster ha rimesso in circolo 500.000 £ di prodotti alimentari, circa un milione di porzioni per persone, banchi alimentari, scuole e altri gruppi in difficoltà.

 

Rossana Madaschi

Dietista Punto ristorazione e Docente di Scienza dell'Alimentazione

Cell. +39 347 0332740 - info@nutrirsidisalute.it

www.nutrirsidisalute.it

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