Il cammino del Nord che da Irùn, piccola città sul confine francese, giunge a Santiago di Compostela è lungo 849,4 km. Un’inezia, se percorsa con l’aereo, impegnativo in auto e quantomeno impressionante a piedi. Scrivo da Ilanes, cittadina asturiana che si situa all’incirca a metà percorso. Sono partita da Irùn il 18 giugno e ho percorso finora 395 km con scarpe comode e uno zaino da 10 kg. La prima cosa incredibile che il cammino mi ha regalato è un modo nuovo di vivere i luoghi, attraversandoli interamente. Le belle montagne basche non sono solo scenografiche foto ricordo, sono state casa, ombra, fatica, stupore.
Guardo indietro il paesaggio e lo riconosco: farne esperienza l’ha trasformato in ricordo reale. Il cammino non è tutto boschi e natura, attraversa città come Bilbao, Santander, Gijon. Molto interessante è vivere il graduale passaggio tra natura e urbanizzazione. Svegliarsi in un paesino montano, pranzare in centro città e proseguire tra le periferie, le zone industriali, per poi tornare nella natura o in altri luoghi inaspettati. La seconda grande gioia sono gli incontri: è incredibile il fatto che basta partire il giorno dopo o prima, fermarsi in un posto anziché in un altro per avere incontri totalmente differenti.
Certo, si sceglie chi frequentare, ma non chi incontrare. Bellissima è l’energia e l’affiatamento che si sente tra i pellegrini, ognuno è solo ma tutti vanno insieme; si crea una reale solidarietà perché è chiara la condizione comune. Il terzo dono è la solitudine, per una che non sa star sola a casa vuol dire davvero molto godere profondamente di se stessi e osservarsi con affetto: ogni giorno vedersi più forti fisicamente, più spigliati nelle relazioni, nelle lingue, nell’orientamento, piacersi, credere in se stessi ed essere grati per quello che si ha. Il cammino, si sa, è una grande metafora della vita, la cosa fantastica è che si può farne esperienza. Ci sono giorni con un bel sole, il venticello, si cammina costeggiando scogliere suggestive e parlando con persone interessanti.
Poi, ci sono altri giorni dove percorri molti chilometri di strada asfaltata, piove a dirotto e si è soli. Quello che è certo è che ogni giorno si impara qualcosa, su se stessi, sugli altri e sui luoghi. Forse non è così importante che tutto vada perfettamente, l’importante è continuare a camminare con fiducia. Santiago è un pretesto come un altro; qui semplicemente vengono persone predisposte a ricevere e a dare e quindi tutto diventa più facile e luminoso. In questo momento mi sento pronta a tutto, serena e anche felice. Non importa se domani pioverà oppure no, il pericolo di smettere di camminare e trovarmi inebetita davanti a un monitor è svanito.
Pamela Del Curto
Prof. di scultura