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Adelante, con juicio

Adelante, con juicio

Mobilità in transizione… ecologica. Accelerare le soluzioni, per rallentare i ritmi.

Prendo a prestito la citazione di manzoniana memoria, ma non per le analogie tra peste e Covid-19. La celebre esortazione “Adelante, Pedro, con juicio, si puedes” con la quale, nei Promessi Sposi, il gran Cancelliere Ferrer sprona il cocchiere della carrozza a svicolare velocemente - ma con estrema cautela - da una folla di gente in tumulto, che da un momento all’altro potrebbe adirarsi contro di lui e linciarlo, si presta anche per la nostra più prosaica e meno romanzata Settimana Europea della Mobilità Sostenibile: acceleriamo sì, ma con giudizio. 

Ma accelerare come e in quale direzione?

Qui sta il punto. La pandemia e la ripresa post-Covid, come tutti i processi di crisi sistemica, ha in molti casi effettivamente “accelerato” processi già in atto e ha estremizzato situazioni già in essere, alcune in senso positivo, altre in negativo. Ne sono un chiaro esempio il moltiplicarsi di piste ciclabili e soprattutto della novità delle “corsie” ciclabili, apparse sulle strade di molte città italiane, che probabilmente non si sarebbero mai viste se non “obbligate” da questa circostanza nefasta. Lo stesso dicasi per l’avvento dei monopattini in sharing, una consuetudine consolidata per molte città, ma meno diffusa in Italia, in colpevole ritardo sugli aspetti della mobilità urbana ed extraurbana, che avrebbe bisogno di “cocchieri amministratori” meno timorosi nel guidare la carrozza verso soluzioni più lungimiranti. 

Dall’altro lato la crisi da coronavirus, se è vero che ha accelerato alcune tendenze positive, ha pure complicato alcune ipotesi di soluzione, una su tutte il trasporto pubblico: treni e autobus, capaci di spostare migliaia di persone in poco tempo e spazio, ora non possono più essere la soluzione ai problemi di traffico e inquinamento delle città, non potendo garantire il necessario distanziamento richiesto. Certamente un coordinamento nei tempi di apertura di uffici, scuole, negozi, attività ricreative potrebbe andare nell’ottica di una limitazione del problema di congestione sui mezzi di trasporto. Lo stesso ragionamento dovrebbe essere alla base di una pianificazione urbana che consenta di non avere quartieri dormitorio e residenziali distinti da quartieri dove si concentrano tutti i negozi e la vita pubblica, bensì una distribuzione più diffusa che permetta a ciascuno di raggiungere a piedi (esistono anche i piedi, i passeggini, le carrozzine…) negozi di vicinato, esercizi e uffici di utilità pubblica.

Quello attuale è quindi un cambio epocale, culturale e di mentalità, sia di chi amministra, progetta e costruisce, sia di una popolazione che molto assomiglia a una folla in perenne tumulto, sempre pronta a linciare presunti responsabili a ogni accenno di cambiamento delle proprie abitudini o dei propri singoli interessi. 

Accelerare, scegliendo con criterio quali tendenze seguire e quali obiettivi perseguire, è fortunatamente, oggi, un obbligo. Confondere la tanto attesa “ripresa” con un’accelerazione dei consumi, con il ritorno a ritmi, tempi e metodi che non sono né sostenibili né auspicabili, è invece una colpa grave, che non possiamo permetterci. Spostarsi e muoversi meglio, consumare meglio (e non consumare di più), oppure non muoversi sempre e necessariamente (come per l’altra tendenza accelerata dello smart working), non è un limite, anzi è parte della soluzione. 

Selezionare con giudizio le nostre frenetiche attività, impostare un migliore stile di vita, di società e di economia, è gustare e godere al meglio le tante opportunità a cui la nostra evoluzione ci ha portato, apprezzando maggiormente sia il senso e i limiti dello “spazio”, sia il senso e i limiti del tempo, da poter dedicare alle cose che più hanno priorità per il nostro benessere. 

Accelerare le soluzioni per rallentare i ritmi. Non è una scelta: se non lo faremo, sarà il pianeta a scegliere per noi. 

Diego Moratti

Settembre 2020

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