Water Seminar: ripensare le nostre vite e città in funzione dell’acqua, la più grande e importante risorsa di tutti i tempi
L’acqua, elemento che modella e determina le esistenze di ogni essere vivente su questo pianeta, non è semplicemente un liquido che scorre nei fiumi, nei mari e nei laghi o un mero agente atmosferico. È molto di più e ci influenza sotto innumerevoli punti di vista, come è stato ampiamente dibattuto nel corso del convegno organizzato da Uniacque e inserito nella programmazione della rassegna “I Maestri del Paesaggio 2018” dal titolo: “Water Seminar – Acqua, ambiente e paesaggio: etica o profitto?”.
Nella suggestiva cornice di Porta Sant’Agostino in Città Alta, sono intervenute importanti personalità che hanno celebrato l’acqua da un punto di vista paesaggistico, architettonico, ambientale, storico, sociologico e culturale, confermando quanto il prezioso “oro blu” influenzi le nostre vite, le nostre città, i modi stessi con cui costruiamo gli edifici o persino progettiamo la nostra economia.
Il convegno è stato aperto dai saluti istituzionali dell’Assessore all’Ambiente e al Clima di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo, il quale ha ricordato come l’acqua sarà sempre di più la risorsa decisiva per lo sviluppo in questo secolo, esattamente come lo è stato il petrolio nel secolo precedente. La natura è stata generosa con la Lombardia, una regione priva di sbocchi sul mare ma ricchissima di acqua; la sfida è d’altra parte salvaguardare i nostri corpi idrici, dal momento che due su tre risultano purtroppo contaminati. Si tratta di un compito fondamentale e doveroso perché «noi non abbiamo ereditato l’acqua dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli e nipoti» verso i quali abbiamo delle responsabilità, ha puntualizzato l’assessore.
La parola è passata poi al presidente di Uniacque Paolo Franco, che ha presentato – servendosi di precisi dati e infografiche – l’evoluzione di questa azienda pubblica, distintasi per capacità di importanti investimenti negli ultimi anni (per il prossimo quinquennio 2018-2022 si prevede di investire 121milioni di euro). Uniacque gestisce un apparato con circa 10mila chilometri di reti, e oltre all’opera quotidiana per rendere il ciclo idrico nella bergamasca efficiente e sostenibile, che raccontiamo ogni mese in questa rubrica, a Uniacque va il merito di spendersi costantemente in prima linea per valorizzare la risorsa idrica attraverso convegni, incontri con il pubblico, pubblicazioni, progetti di beneficenza e finanziamenti di importanti studi, come quelli degli speleologi alla costante ricerca di sempre nuovi e più profondi bacini.
L’acqua come elemento paesaggistico e architettonico
Al convegno ha preso parte anche un nutrito pubblico di ingegneri e architetti, che hanno potuto apprezzare la presentazione dell’architetto Davide Caspani di Ramboll Studio Dreiseitl, rinomato studio di architettura tedesco. Il giovane, che vive in Germania e lì vi lavora dopo aver studiato per qualche anno Architettura del Paesaggio in Olanda, ha illustrato come sia possibile progettare le moderne città e metropoli in funzione dell’acqua, per meglio valorizzarla e per risolvere problemi e danni legati agli allagamenti.
Nelle nostre città cementificate il terreno non è in grado di assorbire ingenti quantità di acqua, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti quando si scatena un violento acquazzone o quando un fiume tragicamente esonda; bisogna dunque ripensare alla progettazione di strade, piazze ed edifici per far sì che si integrino armonicamente con l’ambiente e possano far accuratamente defluire l’acqua in caso di necessità.
A Copenaghen sono stati studiati e realizzati, per esempio, spazi semplici e facili da mantenere che possono trattenere l’acqua in caso di emergenza e dove le zone verdi conferiscono un tocco di freschezza all’abitato. Emblematico è anche il caso del Bishan Park a Singapore, dove lo studio Ramboll Dreiseitl ha completamente ristrutturato un grande parco cittadino al cui interno scorreva un brutto e ingombrante canale per lo scorrimento delle acque, che in quel punto divideva in due la città e ne rovinava il paesaggio.
Ebbene, la soluzione è stata quella di rimuovere il canale e sostituirlo con un elemento naturale, il fiume, che funge da canale di scolo e si integra armonicamente con l’ambiente urbano. Quando il letto del fiume sta per allagarsi, apposite luci e sirene segnalano ai cittadini di porsi lungo le zone di sicurezza. I cittadini possono oggi godere di un parco spazioso e completamente verde, in un’area cittadina praticamente rinaturalizzata.
Caspani ha riportato anche un paio di esempi riguardanti Stoccarda, dove una vecchia base militare statunitense è stata riconvertita in un complesso residenziale al cui centro corre un asse che dirotta l’acqua in maniera discreta verso le zone naturali circostanti. La Mailänder Platz invece coniuga sapientemente spazi verdi, contesto urbano segnato dal passaggio della metropolitana e giochi d’acqua che intrattengono i passanti.
Tra cultura e sfide tecniche
I relatori provenienti dall’Università di Bergamo hanno dato al tema un interessante taglio culturale e sociologico. Renato Ferlinghetti, ricercatore di Geografia, ha sottolineato quanto sia importante per noi avere la consapevolezza dei luoghi che viviamo.
L’acqua ha modellato la nostra regione: non solo molti paesi e città portano nomi che derivano da fiumi e torrenti, ma il nostro stesso paesaggio è stato modificato in funzione della risorsa idrica. L’uomo nel corso dei secoli ha costruito una fitta rete di canali, rogge e acquedotti per portare l’acqua laddove non arrivava. Così si sono ristrutturati i nostri territori, sono sorti ponti, fontanili e canali che a molti paiono luoghi insignificanti o da demolire per fare spazio a nuove costruzioni, proprio perché manca la consapevolezza storica degli stessi.
Mario Salomone, che all’università bergamasca insegna Sociologia dell’Ambiente e del Territorio e Educazione ambientale, ha usato una chiave di lettura sociale, tratteggiando l’impatto dell’uomo sulla Terra in questa attuale era geologica, l’Antropocene.
Le immagini proiettate dal professore hanno messo in chiara evidenza come i Paesi più poveri del mondo siano anche quelli in cui manca il diretto accesso all’acqua potabile. Proprio l’acqua contaminata è la principale causa di morte infantile nel mondo e per il controllo dei bacini idrici si combattono circa 500 conflitti, analogamente a quanto succede nel caso dei bacini petroliferi.
Al dottor Mario Reduzzi del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca e al direttore generale di Uniacque Stefano Sebastio è spettato invece il compito di relazionare sugli aspetti più tecnici della giornata: il primo ha elencato i compiti del consorzio e le varie modalità che lo stesso mette in campo per le bonifiche del territorio, mentre il secondo si è soffermato sul nuovo depuratore della Val di Scalve, un ottimo esempio di come un’infrastruttura complessa possa essere armonicamente integrata con il territorio montano in cui sorge, senza impattare sul paesaggio circostante. Sfide come questa sono all’ordine del giorno per Uniacque, ma proprio esse costituiscono lo stimolo maggiore per una società che vuole essere sempre più al servizio dei cittadini.
Uniacque S.p.A. e l’Università degli Studi di Bergamo hanno recentemente stipulato un accordo che prevede una decisa sinergia tra le due realtà bergamasche. Si fa sempre più urgente il bisogno di avere figure professionali, spendibili nel mercato del lavoro, in grado di capire tutte le complessità connesse al tema acqua, a un suo uso razionale e alla sua gestione attraverso la realizzazione di adeguati impianti e reti di distribuzione. L’università preparerà così i professionisti necessari e più competenti per affrontare le sfide idriche del futuro. Ha dichiarato il rettore Remo Morzenti Pellegrini: «La convenzione di fatto consolida un rapporto già in essere con Uniacque sul fronte formativo. Con questo accordo-quadro si apre ora la via a una collaborazione anche nell’ambito della ricerca, che per l’università è altrettanto importante». Uniacque potrà così fornire appoggio all’ateneo per la realizzazione di ricerche e tesi di laurea, mentre l’università dal canto suo potrà fornire un importante contributo alla realizzazione dei progetti connessi al servizio idrico integrato.
Nel contesto del rinomato Festival della Scienza bergamasco, che si terrà dal 6 al 21 ottobre, Uniacque organizza il “Viaggio nelle cisterne dell’acqua”. Il personale dell’azienda accompagnerà i curiosi alla scoperta di macchine e tubi, passato e presente. Sarà possibile ammirare in particolare la cisterna di Sant’Agostino, ai piedi delle Mura e nei pressi dell’omonima porta di Città Alta. Essa risale al 1881 e fu costruita per raccogliere l’acqua delle sorgenti che arrivavano in città attraverso gli acquedotti. Il complesso è stato ristrutturato ed è oggi ancora in funzione. Attraverso un tour guidato sarà così possibile comprendere tutte le operazioni grazie alle quali, ogni giorno a casa, possiamo aprire un rubinetto e avere subito a disposizione della buona acqua fresca: una vera ricchezza da non sottovalutare. È necessario iscriversi accedendo al sito www.bergamoscienza.it: il tour si terrà nei giorni 13-14-20-21 ottobre.