feedFacebookTwitterlinkedinGoogle+

infoSOStenibile

Non solo un atto agricolo

Non solo un atto agricolo

Se mangiare (consapevole) significa futuro 

“Il mangiatore industriale non sa che mangiare è un atto agricolo, non conosce più né immagina i collegamenti che esistono fra l'atto di mangiare e la terra [...]. Quando il cibo, nelle menti di coloro che lo mangiano, non è più legato all'agricoltura e alla terra, si soffre di un'amnesia culturale pericolosa e fuorviante”. Così scriveva nel 2015 Wendell Berry, agricoltore e ambientalista, mettendo in guardia dai rischi del mangiare senza consapevolezza. Oggi, solo pochi anni più tardi, le frasi di Berry risuonano con un'eco ancor più ampia: sarà merito dei vari movimenti ambientalisti – Fridays For Future ed Extinction Rebellion in primis - che stanno nascendo dal basso in tutto il globo? Oppure sarà merito degli innumerevoli e pressanti moniti della scienza a un mondo ancora troppo spesso sordo alle messe in discussione dei nostri stili di vita? 

Quello che è certo – e quello su cui convergono con sempre maggiore frequenza studi, dati numerici, analisi e prese di posizioni dell'attivismo civico – è la necessità di ripensarsi a partire dalle azioni concrete, quotidiane, indispensabili: e cosa definisce le nostre giornate e le nostre radici più del cibo? Cosa, quindi, può delineare il nostro stesso futuro più delle scelte che sapremo mettere in campo su questo tema? Ma forse la domanda più pressante è un'altra: saremo all'altezza di questa sfida? 

Secondo la scienza, non potrà essere altrimenti: non fosse altro perché è dai consumi alimentari e dai processi connessi al cibo – coltivazione, allevamento, trasporto, trasformazione – che derivano oggi la maggior parte delle emissioni globali di gas climalteranti (il 29% del totale di emissioni prodotte in media da una persona nei paesi sviluppati). Cambiare i consumi alimentari e trasformarli in processi di scelta consapevole diventa quindi imprescindibile per poter cambiare le prospettive drammatiche che si stanno definendo in materia di clima. Non solo, è un imperativo anche per andare a ridurre quelle divergenze umanitarie che anche oggi continuano a spaccare il mondo in due: ricchi da una parte, poveri dall'altra. 

Inutile nascondersi dietro un dito e “giocare a fare gli ambientalisti” senza considerare la posizione di privilegio dei nostri paesi rispetto alle fragilità globali che altrove noi stessi abbiamo generato e rispetto agli squilibri che – talvolta – anche le scelte più consapevoli possono acuire. Mentre noi ci riscopriamo affamati di alimenti “etici”, che ci permettano di ridurre il nostro consumo di carne e il conseguente impatto che ne deriva, c'è un altrove che di queste scelte paga pegno.

Un esempio su tutti: la quinoa, che da alimento base per le popolazioni andine è diventato bene di lusso più conveniente da vendere all'estero che da consumare a casa. Ciò che prima era sostentamento per intere aree sottosviluppate è diventato ora una nostra dieta “alla moda”. Ciò che prima era cibo e cultura locale, oggi è stata trasformata nel simbolo di un imperialismo alimentare travestito da etica: noi abbiamo scelto l'etica, lasciando a loro cibo spazzatura e cartelli criminali per la vendita dei vari “diamanti della tavola”. E lo stesso discorso può essere applicato a innumerevoli altri alimenti top nei nostri consumi consapevoli, sulle nostre tavole imbandite. 

Certo, siamo consapevoli che appiattire un tema ampio come quello dell'impatto del cibo su clima, società e ambiente a una contrapposizione “noi” e “loro” è riduttivo. Ma, non solo in ottica di provocazione, ci chiediamo se anche questo possa aiutarci tutti a raggiungere l'unica soluzione possibile, quella auspicata da Berry così come da tutti i movimenti per il diritto al cibo: tornare alle radici, alla propria terra, al cibo che ha una storia da raccontare. E, con esso, riscoprire la nostra e quel legame – indissolubile – che ci permetterà di salvare il Pianeta.

Erica Balduzzi

Ottobre 2019

Articoli Correlati

Esposizione di bastoni da passeggio, abiti e accessori originali dell’800. A Martinengo,...
Agire per una maggiore indipendenza delle nostre vite “dal sistema” si può. Persino...
Dopo Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura, il CSV lancia la piattaforma faxte...
Dall’autofinanziamento alla conoscenza, dall’incontro alle proposte. Tre tappe per un...