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Scommettere sul futuro

Scommettere sul futuro

In via Tasso lo scorso 14 dicembre si è parlato del ruolo che l’economia solidale e sociale può giocare nella nostra società. Una ricerca internazionale fa il punto 

Un modello economico alternativo a quello classico, che si basi sui principi della cooperazione, dell’inclusione sociale, della comunità e della sostenibilità, è possibile? Sì, secondo quanto è emerso nel corso di un dibattito in Provincia di Bergamo lo scorso dicembre, il cui titolo è tutto un programma: “Scommettere sul futuro - Le prospettive dell’economia sociale e solidale”.

È infatti di questo tipo di economia che si è discusso e su cui si sono confrontati i relatori. Una via del genere è possibile, ma va aperta e spianata, per questo si parla di futuro. Cominciamo oggi a investire su un domani migliore. Per capire come farlo, lasciamo la parola agli ospiti intervenuti al convegno, cui è seguita una tavola rotonda molto partecipata che ha visto come protagonisti molti nodi della rete di Cittadinanza Sostenibile, espressione di tante realtà bergamasche afferenti all’economia solidale e sociale.

Gli interventi degli esperti

Il Presidente della Provincia Matteo Rossi, sulle prospettive future di Bergamo e dintorni, è chiaro: «Abbiamo discusso su come costruire un'alleanza tra le reti della società civile e le istituzioni. Vogliamo promuovere una legge regionale sull'economia solidale, ne ho parlato anche con il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina. A Bergamo proviamo ancora una volta a fare innovazione con grande attenzione alla qualità della vita e del territorio. È una scommessa sul futuro e la Provincia c'è come uno dei nodi di questa rete che vuole costruire una nuova economia e un altro mondo possibile». Secondo Jason Nardi, che negli ultimi anni si è dedicato alla promozione di reti di economia solidale in Italia e in Europa (attraverso Solidarius Italia e RIPESS-Solidarity Economy Europe), l’attenzione delle istituzioni locali verso questo nuovo tipo di economia è sempre crescente. Si possono mettere in campo varie soluzioni per trasformarlo in realtà, una delle quali - azzarda Nardi - può essere la costituzione di comuni cooperativi dove i cittadini diventano soci del territorio stesso in cui abitano. L’obiettivo è chiaramente quello di «avere al centro il benessere della comunità e non l’unica idea di competere e fare profitto».

La professoressa Elisabetta Bani dell’Università di Bergamo conferma l’interesse che le istituzioni cominciano a riservare a questo modello economico, citando il caso della Regione Emilia-Romagna.

Auspica altresì che anche la Regione Lombardia si doti di norme volte a riconoscere e a incentivare le prassi di economia solidale. Nel caso specifico della nostra regione, un quadro generale è stato tracciato da Roberto Bossi di RES Lombardia, Rete di Economia Solidale che raggruppa i distretti delle province lombarde.

Una ricerca internazionale L'economia solidale cresce

Al centro dell’incontro la presentazione, da parte di Riccardo Troisi, della ricerca internazionale denominata “Susy”, che ha indagato più di 1100 pratiche di economia sociale e solidale in 32 Paesi (di questi, 23 sono europei), con 30 organizzazioni della società civile attivate e oltre 80 ricercatori al lavoro per intervistare 550 stakeholder rilevanti.

Un progetto sostenuto dall’Unione Europea che rappresenta sia un mastodontico lavoro di ricerca e mappatura della realtà attuale ma allo stesso tempo indica una visione, realizzabile in un prossimo futuro.

Dalla ricerca si è scoperto che queste realtà stanno effettivamente crescendo sul territorio, anzi stanno nascendo e crescendo spontaneamente e autonomamente in molti territori anche distanti come anche in contesti ostili.

È necessario allora capire come coordinarle e, secondo Troisi, ciò deve avvenire in un’ottica locale: «Dobbiamo rimettere insieme quello che è il mondo dell’agricoltura, il mondo dell’energia, quello del riuso e così via, favorendo però una pianificazione locale. Le buone pratiche devono dialogare con le istituzioni presenti sul territorio per transitare dal tipo di economia tradizionale a quello di economia solidale».

A suo dire, i modelli più avanzati oggi sono quelli in grado di fare sistema nel territorio e le prime urgenze sono quelle di superare la divergenza tra i vari approcci e sostenere i modelli e le strategie che già funzionano. Ma scommettere sull’economia solidale è il primo fondamentale passo. 

Febbraio 2018

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