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Sensi di colpa insostenibili

Sensi di colpa insostenibili

Cosa mi porta a sentirmi sbagliato?

Ci fermiamo mai a pensare quali tra i nostri atteggiamenti siano legittimi e sostenibili e quali invece auto-distruttivi? Sapremmo riconoscere se un copione di comportamenti e interpretazioni, si rivelasse un fardello, più che una risorsa per il nostro benessere?

Sulla base di questi interrogativi proviamo a riflettere sull'emozione del senso di colpa, generalmente sperimentata da chi si sente responsabile di un comportamento che ritiene moralmente inaccettabile o che ha causato sofferenza a qualcuno. Sebbene sia fondamentale analizzare i propri errori, il senso di colpa sembra essere un abito mentale che porta ad addossarsi un eccessivo senso di responsabilità, ingigantendo la propria parte e minimizzando quella altrui. Nasce dall'interiorizzazione di norme culturali e morali trasmesse dall'ambiente esterno che acuiscono l'incongruenza tra l'immagine ideale di sè (ciò che devo essere) e quella reale (ciò che sono).

Il senso di colpa trova terreno fertile in un atteggiamento mentale rigido e controllante, che pretende di agire sempre per il meglio e non si concede mai di sbagliare. La colpa impedisce di valutare obiettivamente la situazione, agendo come un filtro che distorce la realtà, in qualsiasi direzione la si usi: sia per osservare il proprio comportamento che per osservare quello altrui. E chi osserva se stesso dietro un filtro di colpa, facilmente userà lo stesso filtro anche per gli altri.

Si tratta di sensazioni vaghe, indefinite, pervasive, delle quali spesso non si distinguono le cause e che scaturiscono dall’interpretazione acritica dell’errore come prova indiscussa della propria colpevolezza. Scatta così intorno alla colpa un terribile circolo vizioso, che acuisce stati d’animo negativi, senso di fallibilità personale e, di conseguenza, timore nel mettersi in gioco. Al contrario, un atteggiamento mentale più flessibile e meno intransigente verso noi stessi, basato quindi sull'auto-accettazione e connesso all'idea che nessun essere umano è infallibile, ci permetterebbe di sperimentare di fronte all'errore una sensazione di rimorso costruttivo che favorisce un'interpretazione della situazione più matura e aderente alla realtà. Una maggiore obiettività ci permetterà sì, di considerare il nostro grado di responsabilità, ma di riconoscere anche le condizioni e le modalità di pensiero che ci hanno portato ad agire in quel determinato modo, ipotizzando un cambiamento in senso evolutivo.

http://www.theclew.net/

Vera Zanchi

Febbraio 2015

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