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A scuola si impara che ogni frutto (e verdura) ha la sua stagione

A scuola si impara che ogni frutto (e verdura) ha la sua stagione

Adozione: un gesto responsabile e “gustoso” 

Anche i bambini della scuola primaria possono

Grazie al progetto CAUTO “Adotta un prodotto”, gli alunni della 4^A di Novagli (Montichiari, Bs) hanno approfondito la conoscenza sensoriale ed organolettica di un ortaggio dalle origini antichissime, il cui nome verrà svelato soltanto al termine dell’articolo, per offrire al lettore la possibilità di mettersi alla prova. Ecco gli elementi indiziari.

La storia di quest’ortaggio affonda le sue radici in Mesopotamia per poi diffondersi in tutto il mondo; oggi, in Italia, viene coltivato nelle pianure Padano-Veneta e lungo il versante tirrenico.

Spunta e cresce in primavera, mutando il colore da bianco, a rosa-violaceo, sino al verde più o meno intenso; viene raccolto quando raggiunge il metro circa di altezza e viene venduto in mazzi.

La parte commestibile è il turione, ovvero il germoglio (infatti il suo nome deriverebbe dal persiano sperega che significa appunto germoglio). Si presenta come un fusto verde in miniatura che si restringe verso l’alto. Il suo sapore particolare, tendente al dolciastro, è indicato per arricchire risotti e crepes; se consumato, conferisce all’urina un odore acre e intenso che testimonia il buon funzionamento dei reni.

Contiene molti sali minerali, fibre e vitamine, che lo rendono depurativo e diuretico e gradito alle “signore” che vogliono perdere peso, grazie al modesto apporto calorico. Purtroppo, ha pure un difetto: è piuttosto costoso!

Risolvendo il cruciverba, in verticale si leggerà il nome dell’ortaggio misterioso

Classe 4ª A scuola primaria di Novagli

Istituto Comprensivo 2, Montichiari (Bs)

 

Raphanus Sativus 

Un alleato della salute a km0 

Chi non conosce il Raphanus Sativus? Certo, detto col suo nome botanico qualcuno potrebbe avere difficoltà a riconoscere il comune “ravanello”. Lo sanno bene gli alunni della IV B della scuola primaria di Novagli (Montichiari, Bs) che nel mese di aprile hanno partecipato al progetto “Adotta un prodotto” proposto dalla Cooperativa sociale Cauto, nel corso del quale hanno imparato ad apprezzare e valorizzare questo piccolo ortaggio.

Forse non tutti sanno che il ravanello è un vero alleato del nostro organismo. Conosciuto fin dai tempi dei Greci e dei Romani, che lo usavano come tranquillante e digestivo, ha origini asiatiche (Cina e Giappone). Le piante, di cui si consumano essenzialmente le radici (ma anche le foglie sono commestibili), sono ricche di minerali -sodio, fosforo, ferro, magnesio, fluoro, rame, zinco, selenio, manganese- e di vitamine del gruppo B, C, K e betacarotene.

Gli effetti benefici del ravanello sono molteplici: depura, calma la tosse, aiuta il fegato, è disintossicante, antipruriginoso (calma il fastidio delle punture di insetti); inoltre, è consigliato per chi vuole dimagrire perché è ricco di fibre e acqua (il 95%), contiene solo 16 kcal/100 gr. e dà un senso di sazietà; le uniche controindicazioni riguardano le persone che soffrono di gastrite, colite e calcolosi renale. Coltivato in tutta Italia, dove si raccoglie da aprile a luglio, teme la siccità e le alte temperature.

Ci sono diverse specie di ravanelli, alcune molto particolari: a Java si coltiva il ravanello serpente, lungo fino a 50 metri, e ad Anoi, in Giappone, una varietà lunga 1 metro e del peso di circa 4 kg. chiamata Dokonjo Daikon, che letteralmente significa “ravanello dallo spirito combattente”, simbolo di costanza che supera le avversità, da quando, nel 2005, spuntò dall’asfalto. Generalmente il ravanello si consuma in fresche insalate estive: il suo colore rende il piatto più allegro!

Tuttavia questo ortaggio può essere impiegato anche cotto per gustosi risotti, in frittata, oppure insaporito con cipolline, spezie e frullato insieme all’uovo sodo da spalmare su croccanti fette di pane.

Viene utilizzato anche in cosmesi; per esempio, è ottimo per prevenire le antiestetiche macchie solari causate dalla tintarella estiva ormai prossima: si affettano 10 ravanelli, si mettono in un colino cosparsi di sale per far rilasciare l’acqua, quindi si frullano e la polpa si stende sul viso, dove dev’essere lasciata per una mezz’oretta prima di sciacquarla.

Insomma, le caratteristiche di questo piccolo ortaggio lo rendono davvero prezioso; inoltre, dal momento che viene coltivato in tutta Italia, può arrivare sulle nostre tavole praticamente a km 0, il che è una bella cosa non solo per le nostre tasche, ma anche perché minor trasporto è sinonimo di meno inquinamento. E l’ambiente ringrazia!

Classe 4ª B scuola primaria di Novagli

Istituto Comprensivo 2, Montichiari (Bs)

 

Il ravanello

Un piccolo ortaggio dalle grandi proprietà

Il ravanello (o rapanello) è un ortaggio dalla forma tondeggiante e dal colore rosso vivo; ha la polpa di color ghiaccio. Le sue foglie sono lobate e presentano un margine dentellato e impreciso.

La parte che viene solitamente consumata è la radice che è a fittone, generalmente di forma rotonda, talvolta allungata. Il ravanello è un ortaggio antico poiché veniva consumato già dai Babilonesi e dagli Egizi che lo coltivavano lungo i terreni costieri del Mar Mediterraneo. In Asia e in Giappone, dove è molto diffuso, venne coltivato per la prima volta nel 500 a.c.

E’ un ortaggio ricco di vitamina C, B, di ferro e di zolfo, e per questo ha numerose proprietà benefiche: purifica il sangue, aiuta a depurare il fegato, ha proprietà anti pruriginose e terapeutiche contro asma e tosse, stimola la digestione e l’appetito.

In cucina viene utilizzato sia cotto che crudo: se tagliato a rondelle e condito con olio e succo di limone, è ottimo nelle insalate oppure può essere lasciato intero e consumato come pinzimonio insieme a carote, finocchio, sedano e pomodori. Da cotto poi, può essere utilizzato per preparare gustose frittate o primi piatti.

Classe 5ª A scuola primaria di Novagli

Istituto Comprensivo 2, Montichiari (Bs)

 

Il carciofo che avventura!

Un ortaggio strano, ma buono

Il carciofo fu introdotto in Europa nel Medioevo quando gli Arabi lo portarono dall’Africa Settentrionale in Spagna. Il nome comune italiano “carciofo” potrebbe derivare dall’arabo al Kharshuf, attraverso lo spagnolo alcachofa.

Altre derivazioni potrebbero essere dal neolatino “articactus” da cui la parola italiana, attualmente in disuso di “articiocco”, quella francese di “artichaut” e quella inglese “artichoke”.

Si narra inoltre la leggenda di un’incantevole ragazza chiamata Cynara, tanto bella e buona da fare innamorare Zeus. Cynara però rifiutò il corteggiamento di Zeus, che adirato decise di trasformare la fanciulla in un ortaggio che le somigliasse: spinoso e rigido all’esterno, come il carattere di Cynara e tenero e dolce all’interno come l’animo della ragazza, doveva essere di colore viola, come i suoi occhi.

Scolymus, invece deriva dal greco e significa appuntito e fa riferimento alla forma, non di rado allungata di alcuni tipi di carciofo. Nacque così il carciofo Cynara Scolymus. Il carciofo è una verdura sana che contiene: sodio, potassio, calcio, fosforo, vitamine (A, B, B2, C e PP), acido malico, acido citrico, tannini e zuccheri.

Viene coltivato in Italia, in particolare in Puglia, Lazio, Campania, Sicilia e Toscana, ma anche in Spagna e in Francia. Matura in autunno e in primavera: viene infatti raccolto tra ottobre e giugno.

Questo ortaggio si presenta a forma di fiore, con foglie a punta e un gambo lungo e ruvido. Il carciofo può essere con o senza spine, grosso o allungato, variare da colori intensi del verde a toni violacei; la pianta può raggiungere anche un metro e mezzo di altezza, con fiori azzurri-violacei e con frutti di forma oblunga di colore grigio-bruno. Ha un gusto leggermente amaro e un odore intenso e si può cucinare in diverse modalità.

Classe 5ª B scuola primaria capoluogo

Istituto Comprensivo 2, Montichiari (Bs)

 

La nostra amica fragola

Curiosità, ricette e salute

Noi alunni di 4^A della Scuola Primaria di Chiarini (Montichiari, Bs), abbiamo scelto di partecipare al progetto “Adotta un prodotto”, promosso dalla Cooperativa Cauto, con lo scopo di informarci su quali cibi siano più o meno sani, sulla stagionalità e provenienza dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole e quindi sulla loro sostenibilità.

A fare questo, per tre giornate in aprile, qui nella nostra scuola di via Falcone, sono giunte Silvia e Angela che ci hanno “affidato” come prodotto da conoscere meglio la fragola. Gli interventi sono stati interessanti e divertenti perché, anche giocando, abbiamo imparato come si diventa consumatori più attenti.

Ma lo sapevate che il vero frutto della fragola sono i semini giallo-bruni che ricoprono il ricettacolo rosso e polposo che noi mangiamo? Questo frutto, molto gradito, deriva dalla fragolina di bosco: fu un giardiniere del Re Sole nel Settecento a creare un ibrido con una fragola più grande, che un ufficiale francese aveva portato dal Cile.

Oggi ce ne sono diverse specie: la Gorella a forma di cuore, la Pocahontas più rotonda, la Belrubi dalla forma allungata, ma celebre in tutto il mondo è la coltivazione delle fragole di Nemi (Roma).

Chi non ama il profumo e il sapore delle fragole fresche cosparse di soffice panna? Esse, però, vengono utilizzate anche in molti altri modi: nella preparazione di creme, macedonie, crostate, confetture, marmellate, gelatine, gelati, sciroppi e persino risotti.

Anche le foglie servono per insaporire alcune carni e preparare gradevoli tisane primaverili. Le fragole possiedono qualità toniche, lassative e anche dietetiche perché hanno poche calorie, sono diuretiche per la presenza di potassio e sono ottime contro le scottature, se applicate sulla pelle schiacciate e lasciate agire per qualche ora.

I Romani, per il loro intenso profumo, le chiamarono “fragrans” e la leggenda narrava che fossero le lacrime di Venere mescolate al sangue del suo amato Adone, ucciso per mano di Marte.

Classe 4ª A scuola primaria di Chiarini

Istituto Comprensivo 2, Montichiari (Bs)

 

I segreti della fragola

Curiosità che non conoscevate

La fragola ha origini molte antiche, era già nota ai Romani, che la consumavano in occasione delle feste tradizionali e la chiamavano “Fragrans”. Nella tradizione medievale la fragola era un simbolo di tentazione e, alcune leggende dicevano che chi le avesse mangiate si sarebbe trasformato in un mostro.

Fino al XVI secolo la fragola non fu un frutto molto considerato.

La prima varietà coltivata risale agli inizi del ’700 in Francia. In quel periodo un ufficiale francese fu mandato in Cile e al suo ritorno portò con sé una specie di fragola da cui derivarono poi tutte le varietà ancora oggi coltivate.

La fragola più ricercata è la “fragolina di bosco”, originaria dell’Europa e della Siberia: cresce nei boschi, nelle radure e nei luoghi erbosi. Le fragole sono utilizzate per la preparazione di creme, confetture, gelati, budini, succhi, risotti e piatti in agro-dolce. Sono ricche di vitamine A, B1, B2 e C, di acidi organici, di zuccheri, di potassio e di grassi saturi.

Con le foglie di fragola si possono preparare delle tisane: hanno qualità toniche, lassative e dietetiche; sono ottime anche contro le scottature solari, ma in alcuni soggetti possono provocare allergie cutanee.

Questo frutto in realtà viene definito un “falso-frutto”, perché i veri frutti sarebbero gli “acheni”, ossia i semini gialli che si vedono sulla superficie della fragola.

Classe 5ª A scuola primaria capoluogo

Istituto Comprensivo 2, Montichiari (Bs)

 

La ricetta

Risotto alle fragole

Ingredienti

15 fragole

1 bicchiere di vino bianco

1 scalogno

Olio

300 grammi di riso

Sale, pepe rosa q.b.

Brodo vegetale q.b.

Acqua calda q.b.

Burro, parmigiano erba cipollina q.b.

Preparazione

Tagliare le fragole e metterle a macerare nel vino. Affettare lo scalogno e soffriggerlo in padella con olio; poi aggiungere il riso e tostarlo per un minuto. Sfumare il riso con il vino delle fragole. Salare, aggiungere il pepe rosa tritato grossolanamente. Iniziare a cuocere aggiungendo poco per volta il brodo vegetale preparato precedentemente con carota, sedano e cipolla. A metà cottura unire le fragole e a fine cottura mantecare con parmigiano e burro. Completare con erba cipollina e pezzetti di fragola.

Classe 4ª B scuola primaria capoluogo

Istituto Comprensivo 2, Montichiari (Bs)

Maggio 2016

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