Fao e Wwf denunciano lo stato di sovrasfruttamento delle risorse ittiche. Oltre l'88% degli stock in pericolo
È arrivato a inizio luglio e lo hanno chiamato il Fish Dependence Day europeo, ovvero il giorno che segna la fine delle scorte di pesce disponibili per il continente europeo. Questo significa che da ora e per tutto il resto dell’anno l’Europa dipenderà dalle importazioni per soddisfare la richiesta di pesce, crostacei e molluschi dei suoi consumatori. In altre parole, sulle nostre tavole c'è più pesce di quanto se ne possa pescare nei nostri mari o allevare nei nostri impianti di acquacoltura e oltre metà della domanda europea di pesce è soddisfatta dal resto degli oceani, soprattutto dai paesi in via di sviluppo.
Un'emergenza planetaria
Il problema non riguarda purtroppo solo i mari europei. Secondo i dati appena resi noti dalla Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l'Agricoltura, contenuti nel rapporto sullo stato dei mari e degli allevamenti acquatici con proiezioni per gli anni a venire, l’88% degli stock ittici monitorati risulta sovrasfruttato. Ne mangiamo e ne sprechiamo troppo e i pesci non fanno in tempo a riprodursi. In media, a livello globale, ogni persona consuma 19,2 kg di pesce all’anno, quasi il doppio rispetto a 50 anni fa.
In Europa il consumo medio annuo di pesce è di 22,7 kg. Rispetto ai consumi pro capite, l’Italia è all’ottavo posto con un consumo medio di 28,9 kg di pesce l’anno, preceduta da Portogallo, con 55,3 kg, Spagna, Lituania, Francia, Svezia, Lussemburgo e Malta. I primi 5 Paesi della classifica consumano, da soli, un terzo di tutto il pesce pescato e allevato in Europa. Nel vecchio continente ci sono ancora alcuni Paesi autonomi, ovvero in grado di pescare e produrre quanto, o più di quanto consumino internamente: Croazia, Paesi Bassi, Estonia e Irlanda. Tutti gli altri invece consumano più di quanto siano in grado di pescare e produrre, dipendendo così dalle importazioni per sostenere i propri consumi nazionali. La Giornata in cui ricorre il Fish Dependence Day è differente per ogni Paese: in Italia cade generalmente intorno ai primi di aprile.
Cosa possiamo fare noi?
Se continueremo così, mari e oceani si impoveriranno sempre di più. Ricostituire gli stock richiede infatti tempo, solitamente pari a due o tre volte la durata della vita delle specie interessate, senza contare gli altri problemi cui sono sottoposti gli ecosistemi marini: inquinamento, invasione di plastica e mircoplastica, innalzamento delle temperature, pesca illegale. Per questo il WWF e l'Environmental Justice Foundation (ong che promuove la risoluzione delle violazioni dei diritti umani e delle relative questioni ambientali nel Sud del mondo) hanno avviato il progetto Fish Forward in collaborazione con diversi partner, sia in Europa sia nei Paesi in via di sviluppo e cofinanziato dall’UE, per guidare il mercato europeo e la pesca globale verso la sostenibilità. Fish Forward intende diffondere la consapevolezza e la conoscenza delle implicazioni che il consumo e l’approvvigionamento di prodotti ittici provocano sulle persone e sugli ecosistemi.
Ciascuno di noi può e deve fare la sua parte, partendo dal banco della pescheria o del supermercato: informarsi sulle specie locali e stagionali, scegliere i prodotti con le certificazioni che ne attestano la sostenibilità dei sistemi di pesca (Msc – Marine Stewardship Council) o di allevamento (Aquaculture Stewardship Council – Asc) e prediligere sempre la qualità alla quantità. Non si tratta solo di una scelta etica, ma di una necessità, se vogliamo garantire il futuro degli oceani anche per le generazioni a venire.
Arianna Corti
Il banco del pesce interattivo
Non sapete più che pesci prendere? Alla pagina http://pescesostenibile.wwf.it è ora disponibile il banco del pesce interattivo, presentato in occasione di Expo 2015, dove informarsi a fondo su quale pesce è meglio consumare, quando e come