Radioattivo, incolore e inodore è un nemico da conoscere. Andrea Gritti di Hattusas: «spetta al cittadino tutelarsi»
Stando al sentire comune, i danni per la salute generati dalla radioattività sono un problema lontano dal nostro vissuto, un fenomeno quasi esotico e sempre accidentale associato al malfunzionamento delle centrali nucleari o allo smaltimento delle loro scorie. Occorre però tenere a mente che esistono molteplici sorgenti naturali di radiazioni, come i raggi cosmici e le emissioni provenienti dal suolo.
Fra queste ultime va annoverato il radon, un gas nobile radioattivo incolore e inodore, generato continuamente da alcune rocce della crosta terrestre (principalmente lave, tufi, graniti, pozzolane) in seguito al decadimento del Radio 226, che a sua volta è generato dall’Uranio 238. Il Radon, facilmente eliminabile tramite le vie respiratorie, si trasforma però spontaneamente in altre sostanze radioattive dette “figli”, loro sì assai nocivi.
I figli del radon, una volta formatisi vengono veicolati all’interno del corpo umano grazie a particelle di fumo, vapore acqueo e polveri. Una volta giunti nell’area polmonare si fissano ai tessuti e continuano ad emettere particelle alfa, in grado di danneggiarne le cellule in modo irreversibile, tanto da essere considerati la principale causa di morte per tumore ai polmoni dopo le sigarette.
Sulla base di numerosi studi epidemiologici il radon è stato così classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, come estremamente cancerogeno per l’uomo. Normalmente la principale fonte di radon è il suolo, anche se in certi casi l’utilizzo di determinati materiali edilizi, così come la presenza di acque sorgive ad alto contenuto di radon, può contribuire a incrementare la concentrazione del gas nelle case.
In questo caso le concentrazioni medio-alte di radon non si presenteranno necessariamente al piano più basso, ma potrebbero riguardare gli ambienti nei quali sono stati utilizzati tali materiali o è usata l’acqua. Una delle cause principali per la quale l’aria ricca di radon affluisce dal suolo verso l’interno degli edifici è la depressione che si viene a creare tra i locali e il terreno, in conseguenza della differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno dell’edificio.
La concentrazione di radon può subire sensibili variazioni giornaliere e stagionali: in genere i valori più elevati si osservano nelle prime ore del mattino, quando la differenza di temperatura fra esterno e interno è maggiore. Va da sé che ogni fabbricato deve essere analizzato nello specifico per ottenere informazioni certe, attraverso rilevazioni effettuate con appositi dosimetri.
«In Italia una normativa specifica sul radon esiste solo per gli ambienti di lavoro, a differenza di quanto accade in altri Paesi, mentre per le abitazioni è compito dei cittadini interessarsi e tutelarsi – spiega Andrea Gritti, socio e tecnico dell’azienda Hattusas, società di Grassobbio specializzata in consulenze geologiche ambientali che si occupa di bonifiche degli stabili. È opportuno rivolgersi a esperti per l’accurato rilievo del radon, in virtù delle numerose varianti legate alla sua presenza. Il monitoraggio non deve spaventare il cittadino, data l’assoluta sostenibilità dei costi».
Recentemente Hattusas si sta dedicando alla prevenzione, sperimentando una mappatura delle aree a rischio: “ricordiamo che nelle province di Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Varese, per le caratteristiche geologiche del territorio, i volumi di radon sono molto cospicui – conclude Gritti.
È opportuno evidenziare come in Italia una normativa specifica sul radon esista solo per gli ambienti di lavoro, a differenza di quanto accade in altri Paesi. A tal proposito l’Europa si è mossa promulgando una normativa direttiva volta a stimolare i governi deficitari affinché elaborino quanto prima un disegno di legge ad hoc.
Al momento l’attenzione al problema è una responsabilità del cittadino, la cui consapevolezza al riguardo risulta dunque decisiva.
Davide Albanese