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Copenhagen: European Green Capital 2014

Copenhagen: European Green Capital 2014

Da gennaio spetta alla città danese rappresentare la cultura «verde» nel vecchio continente

C’è chi preferisce porsi degli obiettivi a breve termine e sicuro raggiungimento, procedendo passo dopo passo. E chi invece punta in alto, mettendo nel mirino traguardi che ai più paiono un’utopia, rischiando di incappare in un clamoroso fallimento. A giudicare dalle motivazioni che hanno spinto la Comunità Europea a insignire Copenaghen del premio “European green capital” 2014, i danesi fanno parte di quest’ultima categoria. Il premio incoraggia ogni anno le grandi città a migliorare la qualità della vita dei propri cittadini agendo simultaneamente sul sistema economico, sociale e ambientale attraverso appositi indicatori utilizzati dalla giuria internazionale per selezionare e valutare le città candidate. Dal 2010, anno della sua istituzione, il premio ha portato alla ribalta europea Stoccolma (Svezia), Amburgo (Germania), Vitoria-Gasteiz (Spagna) e Nantes (Francia).

Un modello di sviluppo a 360 gradi

La città danese ha elaborato un modello di sviluppo «verde» che non si ferma all’aspetto ecologico, ma tiene costantemente in considerazione i fondamentali risvolti economico-sociali e, per questa ragione, ha elevatissime probabilità di successo. L’idea vincente di Copenaghen è stata quella di aver creduto e investito in progetti di partenariato pubblico-privato portando aziende, università, imprese e istituzioni a collaborare per raggiungere gli stessi obiettivi comuni di eco-innovazione e occupazione sostenibile, dando così vita a un modello di sviluppo che può essere replicato in altre città. Proprio con questo obiettivo Copenaghen ha intenzione di formare, a partire dal 2014, una rete di interscambio con tutte le città fino a oggi candidate al premio “European green capital”, così da poter condividere il suo modello e magari migliorarlo con contributi esterni. Un esempio tangibile di questo approccio “a tutto tondo” è il progetto di riconversione dell’area industriale Nordhavnen, uno degli sviluppi urbani più rilevanti di tutta l’Europa settentrionale e certamente della Scandinavia.

Si tratterà di un quartiere a emissioni zero, interamente votato al risparmio energetico e al riciclo: in una parola, alla sostenibilità. Qui verranno impiegate le soluzioni più innovative, tanto che l’intero progetto viene definito un «green laboratory» per il raggiungimento di risultati che fino ad oggi non sono mai stati ottenuti per aree così vaste. Nordhavnen, però, vuole essere anche un volano per l’economia, dal momento che questo maxi-cantiere servirà per studiare e sviluppare nuove tecnologie “verdi” che a loro volta potranno essere impiegate in altri contesti, in Danimarca come all’estero. Infatti, secondo le stime, i 40 mila nuovi abitanti della città potranno contare su altrettanti nuovi posti di lavoro all’interno del microcosmo Nordhavnen, dato che quest’area rappresenterà un importante polo della green economy, settore che in Danimarca sta già da tempo attraendo importanti flussi di capitali. Nulla è lasciato al caso nel programma di sviluppo della capitale danese, soprattutto la qualità della vita. L’amministrazione locale si è formalmente impegnata anche in questa direzione, sottoscrivendo un protocollo secondo il quale entro il 2015 tutti i cittadini dell’area metropolitana (parliamo di circa 1 milione e 200 mila persone) dovranno essere in grado di raggiungere a piedi una spiaggia o un parco pubblico in non più di 15 minuti partendo dalla loro abitazione. Si tratta di un obiettivo decisamente non da poco, che sta mutando la geografia di interi quartieri costellandoli di alberi e prati verdi.

Per stimolare la popolazione al contatto con la natura, vengono inoltre realizzate fattorie urbane e si incentiva il consumo di alimenti biologici, che rappresentano quasi il 70% del cibo presente nei locali pubblici.

Copenaghen, città della sirenetta e della bicicletta

La città vuole ergersi a modello anche in termini di pianificazione urbana per la mobilità, tanto che gli stessi danesi hanno coniato il termine “copenaghenizzazione” per designare una strategia che permetta di rendere una città più accessibile a ciclisti e pedoni. Si tratta innanzitutto di porre il traffico veicolare in secondo piano e di prendere atto che l’unica via per migliorare la qualità della vita in città è ridurre drasticamente inquinamento atmosferico e sonoro. Anche in questo campo sembra proprio che in Danimarca facciano sul serio: la città punta senza mezzi termini a divenire la più «ciclabile» al mondo, primato che per la verità già contende ad Amsterdam con i suoi 400 km di piste ciclabili su 74 kmq di superficie urbana e picchi di 20 mila ciclisti che attraversano la capitale nello stesso momento (anche in pieno inverno).

L’obiettivo che si vuole raggiungere entro il 2025 è spingere la metà degli oltre 500 mila abitanti a raggiungere il posto di lavoro o di studio su due ruote, partendo dal già lusinghiero 35% rilevato nel 2010. Sfide ambiziose per Copenaghen, dunque, che rimane comunque una realtà già molto più sostenibile rispetto alla maggior parte delle altre città europee. Sono i dati a parlare: le bici possono essere trasportate sull’intera rete metropolitana (non nelle ore di punta), su treni urbani e nazionali. Sulla Nørrebrogade, una delle principali arterie cittadine, i semafori garantiscono a chi pedala su due ruote un’onda verde che, nelle ore di punta diurne e serali, permette di coprire i 2,5 km che separano Nørrebro alla zona dei laghi in 7 minuti e mezzo a una media di 20 km orari. Al quotidiano uso della bicicletta si associa anche un efficiente sistema di trasporti pubblici a basso impatto ambientale, alimentati da elettricità, biogas e gas, oltre ad un’efficiente metropolitana, la City Circle, che tra pochi anni collegherà tutti i quartieri all’aeroporto.

Obiettivo: zero emissioni entro il 2025

Se queste cifre non dovessero bastare a convincerci che i danesi fanno sul serio, un ultimo dato: entro il 2025 la città della sirenetta vuole diventare «carbon neutral», cioè azzerare le sue emissioni di Co2 o, per meglio dire, compensare le emissioni in atmosfera con azioni che controbilancino l’inevitabile impatto ambientale di una metropoli. Il piano per il clima elaborato a Copenaghen prevede che già per la fine del 2015 le emissioni di Co2 si riducano del 20% rispetto a quelle del 2005, passando da 2,5 a 2 milioni di tonnellate annue. Sono ben 50 i nuclei di intervento previsti, 44 dei quali sono già stati completati o quantomeno avviati. Tra questi l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, la creazione e l’ampliamento di parchi eolici, lo sviluppo di una rete infrastrutturale a supporto dei mezzi di trasporto elettrici e la sostituzione di tutta la flotta a servizio degli enti pubblici con veicoli elettrici o alimentati a idrogeno entro la fine del 2015.

Davanti a una tale mole di interventi potrebbe sorgere il dubbio che l’amministrazione cittadina si sia attivata in maniera massiccia solo in vista del premio “European green capital”. Ma ogni dubbio viene dissipato dai fatti: già oggi circa il 5% dell’energia impiegata in città è prodotta dal parco eolico di Middelgrunden, costruito nel 2000 e situato a soli 4 km di distanza dal cuore della città. In parte finanziato dai cittadini, vanta 20 generatori e una capacità complessiva di 40 Megawatt. Inoltre la gestione dei rifiuti -già oggi- vede il 56% del materiale riciclato e il 39% che alimenta, attraverso un termovalorizzatore d’avanguardia, il riscaldamento di un numero crescente di famiglie. Rimane comunque questo il campo in cui persiste un margine di miglioramento: ben il 75% della riduzione delle emissioni di Co2 deriverà infatti dall’ottimizzazione del servizio di riscaldamento cittadino, che verrà effettuato in misura sempre maggiore tramite energie rinnovabili. La cultura della sostenibilità a Copenaghen affonda le radici negli anni ’70, quando si inizia a lavorare in direzione dell’energia “verde” e verso l’abbandono dei combustibili fossili. Il risultato, ad oggi, è che il 55% dell’energia consumata in città (corrente elettrica ed energia termica) proviene da fonti rinnovabili.

Carlo Peruchetti

 

Aprile 2014

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