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Bla bla bla vs Whatever it takes

Ovvero, cercasi classe politica determinata e coraggiosa per indirizzare l’economia verso la sua stessa sostenibilità

Mentre ancora a Glasgow va in scena l’ultima (in ordine di tempo) grande opportunità mancata per imprimere una svolta verso un futuro meno inquinante, consumistico ed energivoro, e in attesa delle prossime grandi opportunità in cui riporre sempre più flebili e allarmate speranze, cominciamo ad abituarci all’idea di vivere in un mondo che sarà completamente diverso da quello che conosciamo.

Non è rassegnazione o pessimismo, è quello che già sta avvenendo. Il mondo in cui abiteremo avrà caratteristiche climatiche, meteorologiche e ambientali totalmente differenti rispetto ad ora. Anzi, se qualche anno o decennio fa alcuni fenomeni meteo sembravano davvero eccezionali e rarissimi, in questi ultimi tempi, praticamente ogni mese, si succedono con regolare frequenza eventi catastrofici e devastanti: in qualsiasi regione, a qualsiasi latitudine, in città o in campagna, sulle coste come sulle montagne.

Senza illuderci: quando si discute dell’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media entro 1,5 o 2 gradi, in realtà già si mettono in conto calamità e cambiamenti radicali quanto a clima, desertificazione, deforestazione, bombe d’acqua, siccità. Stesso discorso vale per le conseguenze di tutto questo: i crescenti flussi migratori e lo scardinamento dei tradizionali sistemi economici e sociali, causato dalle mutate condizioni ambientali e territoriali.

Parlare di estinzione del genere umano sulla Terra nei prossimi decenni è forse esagerato, ma sicuramente non potremo più continuare a pensare a modalità di vita e nemmeno a un’economia simile a quella attuale. Molte regioni del mondo diverranno inospitali, tanto da non permetterci più di abitare, vivere e lavorare come facciamo oggi; molte risorse da cui dipendono la nostra economia e il nostro benessere andranno esaurite o diverranno rarissime, tanto da non poter più produrre oggetti o energia come avviene oggi.

Come dice Luca Mercalli nell’intervista che riportiamo nelle pagine seguenti, forse torneremo a vivere in montagna o nelle zone con minore densità abitativa, proprio a causa del troppo inquinamento, calore e pessima qualità di vita delle grandi città. Molte zone costiere saranno sommerse dall’innalzamento dei mari, il clima imprevedibile e violenti fenomeni meteo saranno la norma.

E mentre in questa triste verità - leopardianamente - s’annega il pensier mio, lungi dall’esser dolce il naufragar in questo mare, un altro pensiero s’annida nella mente. Durante la crisi dell’euro, sotto attacco speculativo e preso d’assalto “dai poteri forti” della finanza e dell’economia, l’allora banchiere centrale Mario Draghi col suo celebre “whatever it takes”, (costi quel che costi), dimostrò alle lobby economico finanziarie che c’era una determinazione politica chiara, da parte delle istituzioni, di difendere senza tentennamenti il progetto dell’Euro, chiudendo la possibilità a qualsiasi altro scenario alternativo. La strada era quella, segnata. Di conseguenza molte delle spinte lobbistiche si spensero di fronte all’impossibilità di influire o ricavare profitti dalla crisi dell’Euro, così la finanza e l’economia spostarono le proprie mire di guadagno in altri ambiti.

Al netto di tutte le differenze del caso, quello che manca nella gestione politica della crisi climatica è una classe politica e una leadership internazionale che sappia prendere (non solo indicare) la direzione della salvaguardia del pianeta e della nostra qualità di vita sulla terra, “whatever it takes”.

Una volontà politica ferrea, che interpreti senza tentennamenti ciò che rappresenta l’unico vero interesse dei cittadini del mondo, a cui la politica dovrebbe rispondere: un’economia sostenibile e più equilibrata, che sicuramente non coincide con quella attuale, che da decenni vede la ricchezza sempre più concentrata in pochissime mani. L’illusione di godere di un benessere diffuso solo perché il PIL generale è in crescita si scontra con la realtà di condizioni sempre più precarie di lavoro e di vita di una maggioranza di persone che di quella crescita del PIL non ne beneficiano affatto, in Italia come in tutto il mondo. Con l’aggiunta dell’ormai inevitabile peggioramento delle condizioni climatiche e ambientali.

Il bla bla bla della politica, stigmatizzato da Greta, dai giovani e da milioni di cittadini, non può essere l’unica risposta a problemi così evidenti e urgenti. Dato che pure le soluzioni sono note ed evidenti, attendiamo che qualcuno abbia il coraggio di perseguirle... “costi quel che costi”.

Diego Moratti

Novembre 2021

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