Gli acquedotti: passato, presente e futuro. Le sfide di Uniacque
Dall’antichità…
Nel corso della sua storia millenaria l’uomo è sempre andato a caccia di sorgenti per individuare i punti idonei su cui far sorgere centri abitati, villaggi, fortificazioni. Le grandi città molto spesso sono divenute tali proprio grazie alla vicinanza a un fiume o a un mare. Roma è forse il caso più emblematico di tutti: il Tevere e la vicinanza al Mar Tirreno – le imbarcazioni approdavano a Ostia e da lì risalivano il corso del fiume per entrare in città – le permisero uno sviluppo e un’espansione senza precedenti.
I Romani furono anche abili architetti e ingegneri e riuscirono a convogliare nella loro grande città altre acque dalle sorgenti circostanti, perché quelle del solo Tevere non bastavano più ad alimentare una città divenuta nei secoli così popolosa.
Molto spesso ci capita, del resto, di associare gli antichi Romani agli acquedotti, quelle straordinarie opere dell’umano ingegno in grado di canalizzare l’acqua proveniente anche da moltissimi chilometri di distanza verso le fontane pubbliche, le domus patrizie e le terme, presso le quali i cittadini dell’impero amavano rilassarsi. Oltre agli acquedotti di Roma, ci potrebbero venire in mente il grandioso Pont du Gard (Francia) e l’acquedotto di Segovia (Spagna). Altre costruzioni sono andate perdute per sempre o se ne conservano poche tracce. Anche Bergamo ne vanta alcune, certamente meno note e gloriose, che tuttavia rappresentano delle preziosissime testimonianze per capire come la città in passato si rifornisse di acqua per l’adempimento delle attività quotidiane.
... al Medioevo…
Uniacque da tempo si mobilita per riconoscerne e accentuarne il valore, anche per mezzo di gruppi di studiosi e di esperti speleologi, senza i quali ben poco verrebbe alla luce o acquisirebbe il giusto valore storico. Si ritiene che il primo sistema di distribuzione delle acque nel capoluogo orobico sia proprio di epoca romana, ma gli studi condotti sino ad ora non hanno in realtà fatto emergere indizi concreti che possano avvalorare tale ipotesi.
Di certo, il sistema in questione – composto dall’acquedotto dei Vasi e da quello di Sudorno – è documentato a partire dal XIII secolo. Le due antiche strutture confluivano poi in città, formando il cosiddetto Acquedotto Magistrale. L’acqua convogliata nel centro di Bergamo serviva ad alimentare fontane e cisterne. Curiosa, poi, l’abitudine degli abitanti di prelevare abusivamente l’acqua dalle condotte, collegandole alle proprie abitazioni private. Del resto i canali erano in superficie e passavano anche per giardini e stalle private, e per questo il tracciato stesso dell’Acquedotto Magistrale era poco chiaro.
L’autorità di Bergamo dovette più volte intervenire per scongiurare questi prelievi “illegali”, che però cessarono solo alla fine dell’Ottocento con la dismissione dell'acquedotto, quando i suoi canali vennero sostituiti dalle tubazioni del nuovo acquedotto municipale che scorrevano sotto il manto stradale.
L’Acquedotto Magistrale è dunque solo un ricordo del passato, ma non per questo meno interessante e degno di essere studiato.
Del resto, ha portato l’acqua in città per moltissimi anni. Molto interessanti sono anche gli altri, ovvero l’Acquedotto dei Vasi (o di Castagneta) che raccoglieva l’acqua sul versante settentrionale delle colline ad ovest di Bergamo (dopo 3400 metri percorsi si immetteva in città, all’altezza del baluardo di San Pietro) e quello di Sudorno (o di San Vigilio), meno complesso del suo “compagno” in quanto raccoglieva le acque di due sole fonti. Presso il baluardo di Sant’Alessandro i due tracciati si univano fino a formare il Magistrale, rimasto attivo – come poc'anzi ricordato – almeno fino alla seconda metà dell’Ottocento. Da non dimenticare anche l’acquedotto di Prato Baglioni, risalente al XVI secolo, che alimentava la Fontana di S. Agostino (1575). Grazie a queste strutture, nei secoli passati l’acqua poteva zampillare in Città Alta.
… al domani
Oggi il complesso sistema gestito da Uniacque – e stiamo parlando solo degli acquedotti, senza contare dunque l’altrettanto grande sistema fognario – permette a Bergamo e ai comuni limitrofi di attingere acqua da tre acquedotti principali: quello di Algua (che ha inizio in val Serina), quello del Costone e l’acquedotto Nossana, i quali attingono dalle omonime sorgenti in val Seriana.
Sette sono le zone operative in cui è suddiviso il servizio idrico all’interno della provincia bergamasca: Val Seriana; Val Cavallina – Sebino; Pianura Est; Pianura Ovest; Valle Imagna; Val Brembana; Bergamo. Quest’ultima, l’area del capoluogo e dei paesi confinanti, serve il maggior numero di utenti (224.798 su un totale di circa 820.000). Uniacque, per il piano quinquennale 2018-2022, prevede di investire all’anno 8,7 milioni di euro (due in più rispetto al piano precedente) nel settore acquedotto, soprattutto per rinnovarne le strutture, alcune molto datate, e per potenziarle ulteriormente.
Sul sito www.uniacque.it e anche nel canale YouTube della società è possibile apprendere in maniera divertente il percorso che l’acqua “intraprende” dalla natura sino ai nostri rubinetti.
Non si tratta di un viaggio di sola andata, ovviamente: una volta scesa lungo lo scarico, l’acqua comincia una nuova avventura che la porta dalle fogne ai depuratori, che la puliscono per immetterla nuovamente incontaminata nell’ambiente.
Lo racconta un video – intitolato “L’avventuroso viaggio di Acqua!” e realizzato dalla casa di produzione fondata dal famoso cartoonist Bruno Bozzetto – che permette a tutti, grandi e piccini, di capire la complessità delle operazioni che stanno dietro l’apertura di un rubinetto.
Pochi immaginano infatti il vasto reticolo di tubi e gli innumerevoli impianti – acquedotti e fognature – che una società come Uniacque gestisce quotidianamente. Proprio questa enorme gestione e manutenzione è inclusa nel costo di una bolletta. In cambio tutti ci guadagniamo in qualità e sicurezza. Le due paperelle protagoniste del video all’interno di una vasca fanno la conoscenza della molecola H2O, che le porta a scoprire tutte le tappe del viaggio dell’acqua fin dalla sorgente. Anche lo spettatore, proprio come le paperelle della storia, potrebbe restare a bocca aperta alla fine del filmato
20 settembre convegno “Water seminar”
A proposito di acqua e infrastrutture: il 20 settembre, all’interno dell’iniziativa “Maestri del Paesaggio 2018”, si terrà un convegno intitolato “Water Seminar”, attraverso il quale Uniacque intende valorizzare l’acqua come elemento di progettazione di contesti urbani ed extraurbani.
L'obiettivo è indagare la progettazione dell’acqua a livello architettonico e infrastrutturale con un focus sulla montagna e sulla Val di Scalve, dove sono stati realizzati un collettore e un depuratore.
La mission della società è, infatti, investire a lungo termine non in una mera logica di profitto, ma proprio per l’interesse dell’intera comunità, perché l’acqua è un bene di tutti. Usufruire di essa e dotare le comunità dei mezzi adeguati per farlo è un modo per investire nel futuro e per garantire anche alle generazioni future tutti i benefici connessi all’acqua.
L’acqua, insomma, come elemento chiave attorno al quale – e in funzione del quale – si progettano l’ambiente e le infrastrutture, come già in passato facevano i nostri ingegnosi Romani.
Il convegno durerà dalle 9 alle 16 – lunch break incluso – nella suggestiva cornice della Sala di Porta di Sant’Agostino. Tra i vari ospiti: l’Assessore regionale all’Ambiente e al Clima Raffaele Cattaneo, il presidente di Uniacque Paolo Franco, alcuni membri dello studio di architettura tedesco Ramboll, il professor Renato Ferlinghetti e il professor Mario Salomone dell'Università di Bergamo e l'ingegner Mario Reduzzi del Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca.
Ognuno di loro arricchirà la giornata con testimonianze e osservazioni. Si può dire dunque che la filosofia di Uniacque, da azienda pubblica al servizio dei cittadini, sia riassumibile in questo modo: memoria del passato, occhio di riguardo per il presente e attenzione rivolta al futuro, perché l’acqua è un bene universale che travalica le barriere del tempo.