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Segni di primavera all’Orto Botanico di Bergamo

anemone di bosco

Un viaggio alla scoperta dei fiori del sottobosco

Una passeggiata nei boschi delle nostre Prealpi o all’Orto Botanico può farci scoprire i primi segni inequivocabili dell’arrivo della primavera. Potremo così incontrare primule (Primula vulgaris Huds.), viole (tra cui la delicata Viola alba Besser), erba trinità (Hepatica nobilis Mill.), l’estroso dente di cane (Erythronium denscanis Michx.) con le sue pittoresche foglie maculate e gli stami all’infuori, polmonarie (Pulmonaria officinalis L.) con i caratteristici fiorellini bicolori viola e rosa, gli ellebori (Helleborus spp.) e i bellissimi anemoni di bosco (Anemone nemorosa L.). La primula è uno dei primi fiori a comparire non appena cessato il gelo invernale: ce lo ricorda anche il suo nome, che deriva dal latino “primus”.

Ancora più curiosa l’etimologia della polmonaria e dell’erba trinità. Quanto alla prima, secondo la credenza popolare la forma delle foglie richiamerebbe quella dei polmoni; inoltre questa pianta era apprezzata dagli alchimisti, che nell’antichità la usavano per curare le malattie dei polmoni. La teoria delle segnature, che precede storicamente la nascita della scienza farmacologica, attribuiva infatti a ogni pianta virtù curative sulla parte del corpo cui più assomigliava. Analogamente, il nome generico dell’erba trinità (Hepatica) deriva dalla forma particolare delle foglie, che ricorda i lobi del fegato, ma anche dal colore della pagina inferiore delle stesse. Il fiore generalmente rosato (erythros, rosso) e il bulbo a forma acuminata somigliante al dente di un cane, spiegano l’etimologia di Erythronium denscanis, bellissimo fiore primaverile e specie protetta.

La delicatezza di questi fiori di primavera non deve tuttavia trarre in inganno. L’elleboro (noto anche come rosa di Natale) è altamente velenoso; per questo motivo è buona norma lavarsi le mani dopo aver toccato questa pianta. L’anemone di bosco è velenoso in tutte le sue parti a causa della protoanemonina, un irritante cutaneo in grado di provocare vesciche assai dolorose che possono causare perfino ulcerazioni persistenti. Se ingerito, provoca anche infiammazioni acute del tratto digerente e dei reni. In passato l’estratto di questa pianta veniva usato per avvelenare la punta delle frecce. Potete andare a scoprire i primi segni della primavera all’Orto, passeggiando nella sezione dedicata alle piante autoctone: ai piedi degli alberi tipici del nostro territorio, come l’ontano, la quercia e la betulla, potrete osservare il colorato fiorire delle specie primaverili.

Da non perdere anche la fioritura della primula di Palinuro (Primula palinuri Petagn.), specie endemica del promontorio di Palinuro, che potete osservare lungo il muro all’ingresso.

 

Arbusto della Carta

Descrizione

Edgeworthia chrysantha è un cespuglio caducifoglio, che acquista maggior fascino durante i mesi freddi, dopo che le grosse foglie, verdi, ellittiche e appuntite cedono il posto alle infiorescenze. A fine inverno infatti, sui rami ancora spogli, compaiono numerosi fiori tubulosi gialli o color bianco crema, dal profumo intenso. Sopporta bene temperature anche molto rigide, ma è bene durante l’inverno ricoprire la porzione di terreno vicina alle radici con foglie secche o un telo pacciamante per proteggerla dal freddo. Non è soggetta a malattie o parassitosi, ma le radici mal sopportano gli spostamenti. È consigliabile posizionare la pianta in un luogo in cui riceva alcune ore di sole diretto e innaffiarla saltuariamente. In giardino è adatta come esemplare isolato o posizionata a gruppi per un effetto di bassa siepe libera. Le si può dedicare un’aiuola, abbinandovi arbusti medio-bassi con fioritura posticipata rispetto alla protagonista ed erbacee tappezzanti fin sotto la sua chioma.

Curiosità

Questo cespuglio è conosciuto come “arbusto della carta”. I suoi getti giovani hanno un legno elastico e risultano difficili da spezzare ma facili da annodare: per questo motivo, nel XVI secolo trovò ampio utilizzo in Giappone per la produzione di banconote e di carta di alta qualità. In Cina tutte le parti della pianta sono utilizzate nella medicina tradizionale: la corteccia e le radici hanno proprietà antinfiammatorie e analgesiche, mentre i fiori sono utilizzati per curare le malattie degli occhi. È anche soprannominata “bastone di San Giuseppe”, probabilmente perché comincia a fiorire intorno alla metà di marzo, quando cade la festa di San Giuseppe. All’Orto Botanico di Bergamo potete ammirare la sua fioritura precoce nell’area dedicata alle specie di origine asiatica, accanto al laghetto delle piante esotiche e proprio di fronte all’Albero dei fazzoletti (Davidia involucrata Baill.)

 

Marzo 2015

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