Giorgio Gori, il sindaco in bicicletta; è questa la prima immagine che il “cambio passo” portato avanti dalla sua campagna elettorale suggerisce.
Dopo sei mesi alla guida della città è ormai risaputa la sua instancabile assiduità e voglia di fare, cambiare, comunicare interagire: il primo sms di lavoro arriva alle 6.45, con i commenti della rassegna dei quotidiani, rituale irrinunciabile per chiunque abbia navigato nel mare dei media per lungo tempo. Dalle 8 alle 20 la sua agenda è un susseguirsi di impegni, riunioni, incontri e interviste. Diretto e spigliato parla dei suoi primi mesi da sindaco con entusiasmo impaziente senza mai cedere alla retorica.
Trascorso un semestre dall’insediamento, qual è il rapporto con la sua squadra e con la macchina amministrativa?
L’incontro con la macchina comunale è stato in generale positivo. Certo, a volte ci si scontra con lentezze ed eccessive prudenze, la paura di sbagliare trattiene le scelte individuali anche per questioni minori. Io preferisco il contatto personale, cerco di stringere le distanze, anche perché la mia esperienza lavorativa mi spinge a essere diretto. La mia squadra è molto motivata, nella maggior parte dei casi si dedicano alla città a tempo pieno. La lunghezza della campagna elettorale ha fatto sedimentare una visione comune che è ormai condivisa e radicata. Sono soddisfatto anche dal grado di interazione tra gli assessorati, c’è molta trasversalità e collaborazione.
Ora che ne è alla guida, ci dia una definizione di Bergamo
Da sindaco, sono sempre più convinto delle potenzialità di Bergamo sia come capitale umano, sia a livello istituzionale e associativo. È una città che se motivata e proiettata all’interno di una visione strategica, risponde positivamente. Ho recentemente concluso il giro dei quartieri iniziato a novembre e ho visto anche nei singoli cittadini voglia di partecipare e sentirsi coinvolti attivamente. C’è la volontà di mettersi in gioco anche da parte di molte associazioni di volontari, tant’è che uno dei punti chiave del nostro programma è tentare di snellire la burocrazia e creare un rapporto più diretto tra associazioni radicate nel territorio e l’amministrazione, in modo che i servizi per la città siano il meno possibile delegati a terzi. Questa vitalità è un punto di forza della nostra città che va a integrare la ricchezza del nostro patrimonio paesaggistico e culturale e ad ampliare l’attrattività turistica della città nel suo insieme.
Che cosa manca quindi a Bergamo per diventare di respiro europeo?
Serve una cornice, una visione che permetta a Bergamo di qualificarsi come città europea, senza alcun complesso di inferiorità; una città che faccia dell’economia della conoscenza, della rigenerazione delle risorse e della sostenibilità il proprio mantra. Per raggiungere questa prospettiva occorre fare sistema ed è questa la parte complicata: creare relazioni virtuose tra associazioni, commercianti, cooperative è un lavoro complesso, occorre pazienza e capacità di coordinamento. In tutto questo, una relazione molto stretta con l’Università di Bergamo è assolutamente strategica e fondamentale.
Come le sembra sia cambiata la percezione dei cittadini dal giorno delle elezioni a oggi?
Mi sembra di riscontrare in generale un’impressione positiva; rispetto al periodo delle elezioni, abbiamo ricevuto una buona accoglienza anche dai cittadini inizialmente più diffidenti. In questo io metto tutta la dedizione e la disponibilità possibile. Mi basta uscire per strada per accorgermi di un cambiamento positivo, il grado di affidamento dei cittadini nei nostri confronti è molto alto, a volte troppo. Da novembre ho aperto una finestra di ricevimento ogni settimana: circa due ore dedicate al colloquio con i cittadini. A volti mi sento quasi sopraffatto dalle aspettative, specialmente per quanto riguarda la soluzione di problemi economici. È bello però sentirsi adottato dalla città, essere un punto di riferimento per tutti al di là della connotazione politica; essere il sindaco di tutti e sentirsi riconosciuto come tale: ecco la più grande soddisfazione.
Il rapporto con soggetti esterni e società partecipate è altrettanto buono?
Sicuramente il rapporto con alcune di queste realtà è essenziale; A.t.b. per esempio è al centro di tutte le politiche sulla mobilità. Anche Bergamo Infrastrutture è strategica per snellire e semplificare alcuni processi dell’amministrazione. Poi abbiamo le fondazioni come la MIA, di cui sono stati rinnovati i vertici, per costruire un disegno comune che riguardi tutto il sistema welfare. Quando ci siamo insediati c’era un vuoto che riguardava il legame tra le reti sociali, l’amministrazione e le diverse realtà territoriali; stiamo cercando di creare un ravvicinamento, incontrando tutte le reti sociali e scegliendo i delegati con cui interfacciarsi direttamente. Un’altra importante realtà con cui manteniamo una collaborazione costante è Aler (Azienda lombarda per l’edilizia residenziale); tra gli obiettivi che ci siamo posti, di grande importanza è il recupero di tutti gli immobili inutilizzati entro il 2017, garantendo il mantenimento di un quarto del patrimonio edile del comune.
In questa direzione vanno il recupero dell’ex ospedale e dell’ex caserma di Montelungo
Sì, abbiamo avviato sia il progetto per il vecchio ospedale in collaborazione con la Guardia di Finanza e la Cassa Depositi Prestiti, sia quello che riguarda Montelungo. Per quest’ultima pensiamo di aver trovato una soluzione coerente con la visione dell’amministrazione. È stata poi proposta all’Inps la bonifica dell’area attorno all’ex Gasometro e la riconversione di quest’ultimo in un parcheggio. Questo progetto comporterebbe anche l’ampliamento del parco della Malpensata, quindi ha una portata strategica per la ridefinizione dell’intero quartiere.
Che cosa ci può dire invece del collegamento con l’aeroporto di Orio al Serio e con Milano, anche in vista di Expo?
Occorre innanzitutto recuperare uno standard di livello decente per il collegamento ferroviario Bergamo-Milano; per fare questo il nostro interlocutore è la Regione e il Ministero dei Trasporti. Sempre a loro ci rivolgiamo anche per le risorse necessarie a un progetto ad alto budget come il collegamento Orio-Bergamo, operazione strategica di cui beneficerebbe tutto il territorio bergamasco. Il piazzale della stazione di Bergamo invece è un progetto a breve termine: la sua riqualificazione verrà portata a compimento prima che Expo cominci. Ci siamo affidati a un architetto donna portoghese, Ines Lobo, vincitrice dell’arcVision Prize assegnato da Italcementi; il rendering è visibile sul sito del comune. Piazza Marconi tornerà a essere un luogo di incontro e condivisione, non più il non-luogo che è ora. Avrà un assetto circolare, la piazza che si vede nelle foto storiche in bianco e nero è stata rivisitata in chiave moderna. Sarà un luogo avvolgente, in cui vien voglia di stare e non mancherà un sistema di tecnologie all’avanguardia: un dispositivo di infomobilità permetterà di visualizzare in ogni momento i transiti e i flussi, oltre agli orari e ai collegamenti da un luogo all’altro.
E sulla mobilità urbana ed extraurbana?
Occorre ripensare insieme all’Agenzia della Mobilità l’intero piano regionale attraverso una razionalizzazione delle attività che riguardano il trasporto pubblico, utilizzando come riferimento un Piano di bacino comune per tutta la provincia. Una visione complessiva ed esaustiva è l’unico modo per vedere dove si può tagliare. Anche la competitività nel trasporto pubblico è un tema su cui lavorare per poter avere un servizio più efficiente. Per quanto riguarda la città di Bergamo, stiamo lavorando a dei corridoi di qualità che abbiano come presupposto la domanda: quanto mi conviene andare da A a B con il trasporto pubblico? Il raccordo delle piste ciclabili è un’altra delle priorità portate avanti dal Bici plan. Mi piacerebbe che scattasse il “meccanismo-bici” tra i cittadini di Bergamo; è vero che abbiamo a che fare con una città piena di pendenze, ma usare la bici conviene ed è salutare. Sarebbe bello se diventasse uno stile di vita per tutti. Milano è invece il punto di riferimento per quanto riguarda il carsharing, puntiamo a diventare la prima città di medie dimensioni a sperimentare questo progetto.
Un punto su cui l’amministrazione sembra determinata è la progressiva pedonalizzazione del centro città
Sì questo è un tema che ci sta molto a cuore. Anziché assecondare il traffico veicolare privato, cerchiamo di porre dei paletti, cosicché usare la macchina diventi meno facile e meno economico. Questo permetterà di valorizzare il centro di Bergamo e proteggere il passeggio nelle vie, non è cosa da poco. Certo una volta reso pedonale, occorrerà aumentarne l’attrattività, così smetteremo di lamentarci che il centro è vuoto e che non c’è nulla da fare. La stessa cosa però va fatta anche nei quartieri periferici e nelle zone 30 o Ztl, più di nome che di fatto.
È l’anno di Expo: a che punto è Bergamo?
Expo si è rivelata una leva importante che spinge le persone a muoversi e a mobilitare risorse. In città avremo un calendario di eventi che sarà coerente con il tema di Expo: tra tutti, il progetto di riqualificazione del Monastero di Astino in connessione con l’Orto botanico, Bergamo Wine e la Domus Bergamo. Verrà proposto un palinsesto paesaggistico-culturale attrattivo per i turisti che decideranno di visitare la città durante questi sei mesi. Bergamo gioca la sua partita a partire da ciò che la città è in sé: non inventeremo nulla, ma valorizzeremo il nostro patrimonio storico e artistico oltre che il nostro paesaggio unico, nel miglior modo possibile.
Cosa accadrà in città nei prossimi mesi?
Si parte il 13 marzo con la mostra di Palma il Vecchio alla Gamec, proseguendo poi il 23 aprile con la tanto attesa riapertura dell’Accademia Carrara. Finalmente tornano a Bergamo le grandi mostre che daranno una ventata di cultura di qualità alla città. Per quanto riguarda la musica, il nuovo direttore artistico del Bergamo Musica Festival, Francesco Micheli, sta dando il meglio per assicurare una proposta musicale che conquisterà tutti e che permetterà di riscoprire la figura del grande Donizetti. In questa direzione verranno coinvolti il Teatro Sociale, il Conservatorio e la casa natale del compositore. Ad Astino si installerà la fondazione Veronelli, inaugurando la mostra dedicata al patrimonio enologico raccolto da Veronelli tra il 1956 e il 2004, un’iniziativa di richiamo internazionale abbinata a un programma di degustazioni di prodotti tipici del territorio.
Che ruolo avrà Domus Bergamo?
Domus Bergamo in piazza Dante sarà un po’ lo snodo di tutte queste attività e proposte culturali e non solo. Oltre a essere la vetrina di Bergamo Wine, diventerà il luogo in cui proveremo a raccordare tutte le manifestazioni della bergamasca che ruotano attorno a Expo. Non si tratterà però di un ufficio informazioni, sarà un riferimento e un polo centrale in cui si concentreranno diverse iniziative che cavalcheranno il tema dell’esposizione universale.
Come gestire la critica che viene da alcune associazione ambientaliste rispetto all’insostenibilità di Expo?
Ci sono state riserve sia sull’aspetto commerciale sia su quello contenutistico della manifestazione. Io penso sia possibile valorizzare il prodotto tipico di qualità, andando nella direzione che suggerisce Slow Food del buono, pulito e giusto. Vedo anche gli aspetti divulgativi e didattici che Expo presenta come opportunità; basti pensare al lavoro che sta portando avanti l’Orto botanico con i suoi percorsi studiati ad hoc per scuole e famiglie alla scoperta del nostro territorio, delle sue colture e dei suoi prodotti. Vedo, quindi, una certa consapevolezza dell’importanza dei contenuti della manifestazione, almeno per quanto riguarda Bergamo. Poi certo, Expo è anche un’occasione imperdibile di rilancio commerciale ed economico, senza per forza voler a tutti i costi demonizzare questi aspetti, che comunque contribuiscono al benessere della città.
Un’ultima battuta: da giornalista e uomo dei media, ci dia un commento sull’attacco terroristico che ha colpito la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi
La libertà d’espressione è un tutt’uno con la natura dell’Occidente, per cui non possiamo fare passi indietro. Vedo la sensibilità e la delicatezza necessarie per affrontare certi temi, in particolare la religione, ma nello scontro tra fucile e matita, non ho dubbi da che parte stare.
Diego Moratti
Mara D’Arcangelo