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L'ambiente chiama, l'economia circolare risponde

L'ambiente chiama, l'economia circolare risponde

Il concetto chiave che sta alla base dell’economia circolare - contrapposta al modello attuale di economia lineare - è che non c’è un inizio e una fine del processo di produzione economica, con materie prime in entrata e rifiuti in uscita, bensì, come in un cerchio, i prodotti e gli scarti finali di un processo produttivo devono tornare a essere il punto di partenza di un altro ciclo di produzione. In altre parole, in un sistema economico circolare, tutti i prodotti e servizi che vengono creati e utilizzati, dopo aver esaurito la loro funzione, tornano a essere reimpiegati in altri modi, magari dopo essere stati scomposti, trattati, rigenerati, purché non diventino solo rifiuti da smaltire.

Questa nuova concezione, che giocoforza si dovrà imporre nel nostro sistema economico e produttivo, deriva da una semplice constatazione ormai sotto gli occhi di tutti: le risorse non sono infinite, il pianeta non è in grado di rigenerare materie prime alla stessa velocità con cui queste vengono utilizzate dall’uomo.

Pertanto il sistema di economia lineare attuale, impostato per estrarre sempre nuove risorse dalla Terra al fine di trasformarle in prodotti e rifiuti, non è più sostenibile: occorre invece ripensare tutta la nostra economia - e il processo produttivo che la sottende - in modo da facilitare la transizione verso un sistema circolare, “chiuso”, che sia in grado di riprendere, scomporre e riutilizzare gli stessi prodotti finali (scarti inclusi).

Due considerazioni immediate solo per anticipare gli scenari e il vasto orizzonte che sta dinnanzi a questa sfida: ripensare la nostra economia e il sottostante processo produttivo significa nel concreto “progettare” fin dall’inizio nuovi prodotti e processi industriali che siano capaci di utilizzare e riutilizzare “pezzi” o scarti di altri manufatti già in circolazione. In secondo luogo, ripensare la nostra economia come “circolare”, in realtà, significa ripensare alle nostre società e ai nostri modelli di vita e di consumo, finora insostenibilmente lineari: produco, utilizzo, butto.

La risposta vera però non è una risposta personale; riduco, riuso, riciclo deve essere non solo l’azione dei singoli, ma l’attività di tutto il sistema economico e industriale: ridurre i rifiuti e lo “spreco” di materie prime, riutilizzare il più possibile materiali e beni già realizzati, riciclare, scomporre e processare gli scarti perché diventino nuovamente materie prime “seconde” - come vengono definite - utili per successivi processi produttivi.

Un percorso che suona utopistico e inarrivabile, ma che - come vedremo al convegno in programma venerdì 27 maggio alle 17 al Festival dell’Ambiente - in realtà, già molte grandi aziende hanno imboccato, con casi riconosciuti di eccellenza imprenditoriale ed economica. L’intento del convegno è proprio dare il via a un approfondimento del tema attraverso la partecipazione e le esperienze concrete di aziende di riferimento per il settore, che si faranno portavoce di un’imprenditoria in grado di ricavare dalla problematica della gestione dei rifiuti un’attività prima di tutto industriale ed economica, ma che rientra in un sistema che reca complessivamente alle nostre società grandi benefici in termini di tutela ambientale.

A titolo di esempio, a parlare della propria esperienza, tra gli altri ci sarà la Montello Spa, leader nel recupero e trattamento di plastica post-consumo e nella produzione di biogas e biometano a partire dai rifiuti organici. Presenti anche i rappresentanti di Ecosviluppo, cooperativa sociale impegnata dal 1995 nell’inserimento di soggetti svantaggiati nel mondo del lavoro e attiva nell’ambito della gestione dei rifiuti.

A presentare i propri progetti interverrà la società A2A che grazie al teleriscaldamento consente di valorizzare tutti quei rifiuti che non vengono riciclati, attraverso il loro impiego per produrre energia. Sono tanti gli esempi imprenditoriali e industriali presenti non solo al convegno bensì tra gli espositori del Festival dell’Ambiente e in generale nelle nostre società. Occorre cominciare a conoscerli ma soprattutto cominciare a vedere queste imprese come parti di un sistema economico che si deve incastrare e - per necessità o per virtù - tornare a formare un cerchio.

Diego Moratti

Maggio 2016

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