Il Nord-Est si conferma l’area più efficiente nei sistemi di raccolta e smaltimento, ma a volare sono Basilicata e Lombardia
In Italia sono sempre più numerosi i Comuni rifiuti free, letteralmente i comuni senza rifiuti, ovvero quelli in cui la raccolta differenziata funziona in modo efficiente e i cittadini riciclano più del 90% dei rifiuti, ma soprattutto dove ogni cittadino produce un massimo di 75 chili di rifiuti indifferenziati annui. Erano 486 nel 2017, sono 505 quest’anno, per un totale di 3.463.849 cittadini coinvolti, circa 200.000 in più rispetto al 2017. È quanto emerge dal Dossier annuale di Legambiente, che da ormai 25 anni analizza lo stato e l’evoluzione della raccolta differenziata nel nostro Paese. L’assegnazione del Premio Comuni Ricicloni, con la premiazione delle comunità locali, degli amministratori e delle esperienze che hanno ottenuto i migliori risultati nella gestione dei rifiuti urbani è stato l’evento conclusivo dell’Ecoforum di Legambiente, evento dedicato all’economia circolare tenutosi a Roma il 26 e 27 giugno.
Frena il Nord, cresce il Sud
Crescono al Sud, calano al Nord e restano invariati al Centro i comuni dove la raccolta differenziata supera il 90%. Volano la Basilicata, che passa dall’1,5% all’8% dei comuni virtuosi e la Lombardia, che passa dal 5,9% al 7%. Al Sud raddoppiano i Comuni rifiuti free, ma sono Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige a confermarsi le regioni col maggior numero di Comuni Ricicloni, nonostante la perdita in classifica di ben 26 Comuni. Tra i capoluoghi si confermano infatti vincitori Treviso, Pordenone e Trento, tutte città del Nord Est, area geografica con le migliori performance: su 505 comuni a bassa produzione di rifiuto indifferenziato, 264 appartengono a quest’area geografica dove la raccolta e la gestione dei rifiuti sono quasi totalmente basate sul porta a porta con sistemi consortili. Crescono anche al Sud i Comuni rifiuti free: erano 43, pari al 10%, lo scorso anno e oggi sono 76, pari al 15%; il Centro si conferma sostanzialmente stabile, passando da 38 a 43 Comuni e cioè dall’8% al 9%, con qualche avanzamento dovuto al successo del porta a porta in Toscana, mentre il numero dei Comuni virtuosi diminuisce del 6% al Nord tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, che pur perdendo 26 Comuni e con un leggero aumento della produzione di rifiuti indifferenziati, rimangono le regioni col maggior numero di virtuosi. Al Nord migliora solo la Lombardia che aggiunge altri 11 comuni ai 90 dell’anno precedente, mentre a livello nazionale l’aumento più significativo di comuni virtuosi è in Basilicata dove i Comuni Rifiuti Free sono 11 su 131, pari all’8%.
Il ruolo delle amministrazioni comunali
Il ruolo dei Comuni nel portare l’attuale sistema di gestione dei rifiuti sempre più verso l’economia circolare è fondamentale, ha dichiarato il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti. Le amministrazioni locali sono le uniche in grado di indirizzare i propri concittadini verso pratiche virtuose di prevenzione, raccolta e riciclo. È importante però che siano inserite in un contesto di normative regionali e nazionali e di piani d’ambito che sostengano questa direzione, prevedendo gli strumenti necessari come la tariffazione puntuale, sistemi di premialità per sfavorire il conferimento in discarica e incentivare il recupero di materia, la raccolta porta a porta e serie politiche di riduzione della produzione dei rifiuti.
I criteri per il riconoscimento
Nel corso degli anni gli obiettivi della classifica di Comuni Ricicloni sono diventati sempre più stringenti adeguandosi all’evoluzione dei sistemi di raccolta e gestione dei rifiuti in Italia, fino ad arrivare al target minimo del 65% di raccolta differenziata, in vigore nel nostro Paese già dal 2012. La Giuria del concorso, composta da Legambiente, dai Consorzi di filiera e dai principali attori del settore, ha di volta in volta modificato i criteri di valutazione dei vincitori per poter fornire ai Comuni uno stimolo a raggiungere risultati sempre più ambiziosi. A incidere sulla classifica non sono più solo i livelli di raccolta differenziata raggiunti, con un minimo del 65% per poter accedere alla valutazione, ma sono anche le politiche di riduzione della quantità di rifiuto destinata a smaltimento. Il nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare pone infatti tra i suoi obiettivi il riciclo del 70% degli imballaggi e del 65% dei rifiuti urbani e un massimo del 10% di rifiuti che possono essere smaltiti in discarica entro il 2035. Da questo presupposto nasce quindi l’esigenza di porre come obiettivo minimo per entrare a far parte dei Comuni Rifiuti Free di Legambiente la soglia di produzione di 75 Kg pro capite annui di residuo secco prodotto.
Arianna Corti
Economia circolare
Finora l’economia ha funzionato con un modello lineare di produzione-consumo-smaltimento, diventato ormai insostenibile. L’economia circolare sposta l’attenzione sul riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti, trasformando quello che veniva considerato rifiuto in una risorsa. Il nuovo pacchetto europeo sull’economia circolare pone, tra i suoi obiettivi, il riciclo del 70% degli imballaggi entro il 2030 e entro il 2035 il riciclo del 65% dei rifiuti urbani e un massimo del 10% di rifiuti avviati in discarica. La gestione sostenibile dei rifiuti può essere riassunta in 4 R: Riduzione, Riutilizzo, Recupero e solo per ultimo Riciclo, perché il miglior rifiuto è quello che non si produce.